L'Università Cattolica rafforza i legami con gli Usa. E i suoi laureati fanno network

L'Università Cattolica rafforza i legami con gli Usa. E i suoi laureati fanno network
di Anna Guaita
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Sabato 27 Aprile 2019, 20:45

NEW YORK – «Mi ha aperto una finestra sul mondo, mi ha insegnato la chiarezza e la lucidità» commenta Andrea Vassalli, 37 anni, oggi Senior Product Marketing Manager presso Google. «Mi ha dato una formazione e le basi per permettermi di arrivare ad Harvard e poi entrare in uno studio legale come “Sullivan and Cromwell”», dice l’avvocato 35enne Michele Materni. «Per me è stato un trampolino di lancio» spiega il 27enne Davide Fikri Kamel, italiano figlio di egiziani, oggi Campaign Manager alla Amazon. E si potrebbe andare avanti, nell’elencare i giovani e meno giovani laureati della Università Cattolica del Sacro Cuore, che il rettore Franco Anelli ha convocato venerdì sera a New York, al Beekman Hotel, per presentare un ambizioso progetto binario che dovrebbe celebrare il centenario dell’ateneo a cominciare dell’anno accademico 2020-2021.
 
Accompagnato dal professore di microbiologia alimentare Pier Sandro Cocconcelli, il rettore ha spiegato agli “alumni” della Cattolica venuti da ogni angolo d’America per vederlo, che la loro “Alma Mater” non solo vuole approfondire i già esistenti rapporti di scambio e collaborazione con altri atenei Usa, ma vuole lanciare nuovi progetti di collaborazione.
 
Ma non basta: prendendo un po’ a modello la stessa tradizione americana, Anelli propone ai suoi laureati di creare un network globale, in tutto il mondo, che unisca grazie al comune senso di appartenenza, tutti gli “alumni” della UCSC.
 
E che ci sia un forte sentimento di appartenenza, gratitudine e continuo rispetto per la loro università italiana, lo si capisce parlando con questa folla. Anche i meno giovani, come il 45enne avvocato Alessandro Morandi, riconosce che aver studiato alla Cattolica fornisce «una base, un’apertura mentale, una capacità di cogliere i problemi» che nell’insieme creano una vera e propria «forma mentis» che aiuta in ogni carriera. La specialista di malattie infettive Mirella Salvatore, oggi alla Cornell University, conferma: «E’ stato un privilegio laurearsi alla Cattolica. Mi ha dato una formazione eccellente, che mi è servita sul lungo termine». E Giulia Benghi, che sta finendo il dottorato di ricerca in Indiana in Filologia Medievale, spiega come dalla Cattolica le rimangano due cose: «Le amicizie, che non tramontano mai, e il metodo dello studio in profondità che ho potuto fare con professori eccezionali, i cui nomi ho poi scoperto essere noti e rispettati al livello mondiale».
 
Davanti a questo generale senso di gratitudine, il rettore Anelli e il professor Cocconcelli non nascondono un profondo orgoglio, e l’ottimismo che le collaborazioni con la Boston University, la Fordham di New York, la Thomas Jefferson di Filadelfia e la Georgetown di Washington, porti presto a quei rapporti approfonditi su cui stanno lavorando anche con atenei a Singapore, Shangai, Pechino, Bruxelles, Londra. Si parla di “doppie lauree”, e non solo in medicina, ma in legge, economia e finanza. Inoltre si parla di scambi di docenti e studenti, e corsi in lingua straniera, tutti progetti che dovrebbero contribuire al continuo sforzo di “internazionalizzazione” della Cattolica.
 
«Abbiamo 40 mila studenti. Un venti per cento di essi riesce a fare esperienza all’estero, ma pensiamo al rimanente 80 per cento: se non possono andare all’estero, bisogna esporli al resto del mondo mentre sono in Italia, con professori stranieri, compagni stranieri, corsi in altre lingue. La chiamiamo l’internazionalizzazione a casa» spiega ancora il professor Franco Anelli. «Quel che io spero – aggiunge – è di rinnovare un senso di appartenenza in coloro che si sono laureati nella nostra università, e che possano essere testimoni della missione formativa delle Cattolica».
 


 

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