Django Unchained è già cult: la moda si ispira a Tarantino

Django Unchained è già cult: la moda si ispira a Tarantino
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Lunedì 11 Febbraio 2013, 20:25 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 17:42

LOS ANGELES - Come ti chiami?, Django. Spelling?, D-J-A-N-G-O. La D muta. Lo so. In una sequela secca di battute risiede tutta l’essenza della pellicola Django Unchained. Ironia e ultraviolenza per l’ultima fatica di Quentin Tarantino, che realizza il remake di uno spaghetti western dall’omonimo titolo, uscito nelle sale nel 1966 per la regia di Sergio Corbucci.

Protagonista Franco Nero che è anche presente nel surreale dialogo con Jamie Foxx, l’interprete principale del Django tarantiniano. Ora il film è in lizza per vincere almeno una statuetta nella notte degli Oscar, il 24 febbraio, nel Dolby Theatre di Los Angeles. La categoria con più chance dovrebbe essere quella per la migliore sceneggiatura originale. Il film vanta un cast stellare: Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz (forse miglior attore non protagonista), Samuel L. Jackson e Kerry Washington. Bravura ma anche stile, a partire dalla Washington che impazza non a caso su riviste di moda e gamour.

Il red carpet losangelino dunque aspetta di essere calcato dalle stars ed è pronto ad esibire look che influenzeranno i gusti del grande pubblico. I costumi di Django sembrano vicini a quelli della pellicola originale, alla fine fa una comparsata anche Tarantino con l’inconfondibile poncho a righe di Clint Eastwood nei film di Sergio Leone. Anche per gli abiti non mancano tocchi d’ironia o esibizioni improbabili come gli occhiali da sole di Jamie Foxx (li indossavano i cowboys?). Stile originale soprattutto come tutta la cinematografia di Tarantino, anche se si tratta di un omaggio di 165 minuti al genere del western all’italiana.

Orecchio ben aperto alla colonna sonora (un’altra componente essenziale del successo): da Luis Enríquez Bacalov alla emozionante «Ancora qui» di Elisa, musicata da Ennio Morricone. Per Tarantino dovrebbe trattarsi del secondo capitolo di una trilogia iniziata con «Bastardi senza gloria» e che si concluderà con «Killer Crow» (le le vicende di uno squadrone di soldati neri sul fronte francese nel 1944). Come già per «Django Unchained», si attendono polemiche con Spike Lee. D’altro canto sono gli ingredienti essenziali per un regista che gira solo cult.

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