Torino omaggia Tina Modotti, tra le fotografe più eclettiche del '900

Tina Modotti a San Francisco, 1920 circa
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Mercoledì 6 Agosto 2014, 15:24 - Ultimo aggiornamento: 8 Agosto, 11:36

TORINO - Fotografa, attrice, musa di artisti e poeti, attivista politica, Tina Modotti (1896 - 1942) stata una delle personalit pi eclettiche del secolo scorso. Palazzo Madama le rende omaggio con un'esposizione restrospettiva (fino al 5 ottobre 2014), che gode del patrocinio del Comune di Torino e nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei, l'associazione culturale Cinema Zero e la casa editrice Silvana Editoriale.

La mostra "Tina Modotti - Perché non muore il fuoco", copre tutto l'arco della vita dell'artista, come fotografa, come modella e musa. Ricostruisce sia la sua straordinaria vicenda artistica - che la vide prima attrice di teatro e di cinema in California e poi fotografa nel Messico post-rivoluzionario degli anni venti - sia la non comune vicenda umana.

«Ogni volta che si usano le parole "arte" e "artistico" in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole - scrive la Modotti nell'introduzione alla sua prima mostra presso l'Università nazionale autonoma del Messico -. Mi considero una fotografa, e niente altro. Se le mie foto si differenziano da quelle generalmente prodotte, si deve al fatto che io cerco di realizzare non dell'arte, ma soltanto delle buone fotografie, senza ricorrere a manipolazioni o artifizi di sorta».

Una serie di ritratti e di foto "pubblicitarie" eseguite da amici e fotografi raccontano nella Corte Medievale di Palazzo Madama la Modotti donna, mentre gli scatti di Tina - dagli "still life" dei primi anni fino alle foto di maggior impegno politico - documentano il calibro del suo lavoro.

Con le foto realizzate in Germania e alcune copertine di riviste pubblicate fra il 1930 e il 1933 si entra nel ritorno in Europa della Modotti, che lascia tracce indimenticabili del suo passaggio anche in Spagna e in Russia (dove era impegnata con il movimento comunista di quegli anni), chiudendo così il percorso espositivo.

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