Eppure negli studi sono più brave, all'università hanno voti più alti e si laureano prima. «Presto si porrà la questione del gender gap per gli uomini», scherza Visco. Ma «una volta conclusi gli studi le donne non mettono a frutto le competenze acquisite, non avvantaggiarsene è una grave inefficienza». Perché questo accade? I figli e la casa pesano ancora troppo sulle loro spalle, il welfare non aiuta. «In Italia - sostiene Visco - le donne sono le principali fornitrici dei servizi di cura e come tali sono ancora percepite. Secondo l'indagine dell'Eurobarometro su Gender Equality condotta nel 2017, nel nostro paese il 51% degli intervistati ritiene che il ruolo più importante della donna sia quello di accudire la famiglia e i figli». In Svezia la percentuale è dell'11 per cento. «Non sorprende, quindi, che le italiane siano molto più impegnate nelle attività di cura piuttosto che sul lavoro. Il welfare tende ad alimentare lo squilibrio tra i generi nella ripartizione delle responsabilità familiari».
«Differenze che gridano ancora vendetta», per il vice direttore di Banca d'Italia, Alessandra Perrazzelli. I lavori del convegno sono stati conclusi dal ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti che ha annunciato «un piano nazionale per la parità di genere».
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