La vita di Lali, vergine giurata: «Fare l'uomo mi ha liberato»

La vita di Lali, vergine giurata: «Fare l'uomo mi ha liberato»
di Francesca Pierantozzi
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Sabato 31 Ottobre 2020, 09:30

«Ero bella, cosa credete? Bellissima. Se avessi vissuto la mia vita di donna, con i miei capelli lunghi, sarei diventata miss Mondo». Ma Djiana Rakipi non è diventata miss Mondo, è diventata Lali, che in albanese significa fratello maggiore. A 17 anni ha giurato di essere uomo. Lo ha giurato a suo padre, alla famiglia, alla società, non è diventata madre, non ha mai dovuto chinare il capo uscendo da una stanza, come le avrebbe imposto il kanun, la legge della tradizione, ha potuto fumare, bere, fare il soldato, ha potuto lavorare per far vivere la famiglia, di sole sorelle. «Ho potuto essere libero».
LA SCELTA
Lali è una delle ultime burrneshe, le vergini giurate. È lei che incontrano i rari cronisti che in questi anni si sono avventurati nelle regioni montagnose del nord dell'Albania, dove vivono. Ormai sono rimaste in poche. Erano tredici due anni fa. Lali è l'unica a vivere in città. Ha lasciato le montagne e abita a Durres, porto sul mare a ovest di Tirana. È stato lo stesso kanun, il canone della vendetta e del patriarcato a indicarle la via d'uscita: scegliere di essere un uomo. Lei - ma Lali parla di sé al maschile - non se n'è mai pentita. «Ho vinto» dice a 66 anni, il viso rugoso, il sorriso dolce, lo sguardo azzurro scanzonato, il basco militare, la cravatta, la voce grave, i capelli grigi, corti. Un uomo che dimostra un po' più dei suoi anni, ma vispo e agile: «Scegliendo di essere uomo, a 17 anni, ho vinto, ho sconfitto il fanatismo, ho vissuto la vita che volevo, libero», dice. Qualsiasi burrnesh lo ripete: «È stata una scelta, non può essere un'imposizione». Una scelta, e anche una fuga: da un mondo che non riconosceva, e in parte fatica ancora a riconoscere, la stessa vita agli uomini e alle donne. Una scelta obbligata per le famiglie senza uomini, in un mondo in cui solo l'uomo poteva portare il pane a casa. «Ho potuto fare la carriera militare - racconta Lali - ho comandato fino a 800 uomini, sono stato agente della dogana, fotografo, pittore».

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Sorride alle domande che le ripetono, sul genere, sui suoi sentimenti, sulla scelta della castità. «Per voi qual è la differenza tra uomo e donna. L'apparenza? E allora guardatemi, la mia voce è grave, i miei vestiti sono da uomo, guardate il mio carattere, i miei gesti, la mia uniforme. Forse è difficile da capire: ma la donna, quando ho dovuto scegliere, non era niente. La libertà non era per le donne. Io sono sfuggito a questo destino. Io non sono mai uscito da una stanza chinando il capo, non ho mai abbassato lo sguardo davanti a un uomo. Io ho potuto tenere sempre la testa alta, sono sempre stata libero».

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E il voto di castità? Perché il giuramento questo implica: rinunciare alla femminilità, al corpo femminile, non avere figli. Chi ha figli non imbraccia il fucile. «Ho ottenuto quello che volevo grazie alla mia determinazione - dice Lali senza nessuna rivendicazione nella voce, solo un tono di semplice constatazione - Non tutti possono essere burrnesh, perché significa rinunciare: la rinuncia è il prezzo della libertà. Io sono fiero della mia vita giusta, fiero di aver sempre mantenuto la parola. Non ho mai imbrogliato, ho imparato che la cosa più importante sono il cervello e la volontà. Più delle armi. Ho fatto quello che dovevo fare».

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LA VOLONTÀ
Il mondo del kanun cui non voleva sottomettersi, sembra dettare ancora i suoi pensieri. «Non parlatemi di chirurgia, non parlatemi di genere. Io non ho cambiato niente, non si gioca con quello che siamo, è immorale. Dio ci ha dato due generi, maschio e femmina, ha creato Adamo e Eva, il maschile e il femminile, è la natura». Che si può sovvertire con una scelta e un giuramento da mantenere? «Non è stata una scelta facile, ma ho preferito la libertà. È sempre difficile scegliere la libertà, no? Non mi sono mai sentito solo; e se qualcuno mi chiedesse oggi cos'è che rende più forti, risponderei senza esitare: la volontà». Grazie alla sua scelta, ha fatto crescere le sue cinque sorelle, sostenuto la madre. Il padre è morto quando era ancora molto giovane: «Lui aveva capito. Un giorno, avrò avuto sì e no dieci anni, mi disse: vieni a fumare con me».
 

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