Sostenibilità, pochi sprechi e 35% di donne dirigenti, il cammino ispirato alla Laudato Sì del Conad

Francesco Pugliese
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 4 Marzo 2020, 19:07

A palazzo Borromeo, prestigiosa sede dell'ambasciata italiana presso il Vaticano, economisti, imprenditori e Ceo di diverse realtà parlano di 'Economy of Francesco' – la visione di impresa sostenibile e solidale tracciata nella enciclica Laudato Sì per «una economia più umana». Tra gli interventi, in particolare, colpisce quello di Francesco Pugliese, amministratore delegato di Conad, perché rivela che da circa 15 anni il ciclo virtuoso di questa grande catena di distribuzione riesce a non sprecare praticamente nulla. A beneficiarne sono le Caritas. «Non mi piace però fornire le cifre di questa attività quotidiana perché la beneficienza, almeno per noi, non può essere oggetto di auto-promozione». Quello che, invece, il manager promuove volentieri è l'organizzazione del lavoro interna dove il tema del gender diversity resta una priorità. «Se io dicessi che il 70 per cento della nostra forza di lavoro è femminile avrei gioco facile, ma si sa che nel commercio le cifre sono queste e farei un figurone. Diverso, invece, è dire che con una media italiana di dirigenti e quadri donne che non supera il 15%, da noi la cifra è del 35%. E lo dico con orgoglio. Non voglio fare bilanci patinati, ma oggettivi. Abbiamo fatto tanto per arrivare a questo. I nostri quadri e dirigenti donne sono più del doppio della media nazionale». 

Ma ha dovuto introdurre delle quote rosa, come ci è riuscito?

«Il fatto è che sono state individuate e promosse donne in gamba. In azienda le donne riescono a dare davvero molto. Personalmente sono contrario ai meccanismi delle Quote Rosa. Preferisco creare le condizioni per fare in modo che le donne ai livelli apicali possano esprimere le loro potenzialità, lavorando al meglio. Farlo per decreto non lo trovo positivo, almeno a lungo termine». 

Pensa alla Legge Golfo Mosca ? 

«E' un intervento legislativo che ha favorito ovviamente la possibilità delle donne a muoversi e a recuperare un gap che effettivamente esiste. Il punto è che in prospettiva non può essere una continua riconferma perché non è detto che nelle società quotate in borsa la presenza femminile coincida con i migliori amministratori. Mi spiego: bisogna monitorare, aiutare le donne ad esprimere le loro condizioni, a essere tutelate sia in azienda che in famiglia. Ma continuare a ripetere il medesimo meccanismo forse alla lunga non è così efficace. Le Quote Rosa vanno bene  ma se hanno un tempo, un limite». 

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