Fano e Osimo, harakiri e vendette: le elezioni si decidono agli incroci

Alle comunali di giugno il centrodestra cerca il ribaltone in due città nemiche

Fano e Osimo, harakiri e vendette: le elezioni si decidono agli incroci
di Martina Marinangeli
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Martedì 26 Marzo 2024, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 11:37

ANCONA Le due facce della stessa medaglia. Le sfide elettorali dei capoluoghi di provincia Pesaro e Ascoli stanno facendo ombra a tutte le altre competizioni nella corsa alle fasce tricolore dell’8 e 9 giugno (eventuali ballottaggi due settimane dopo), ma ci sono un paio di chicche da approfondire. Non solo per il peso specifico - comunque importante - delle città in questione, ma soprattutto per la lezione politica che se ne può trarre. Parliamo di Osimo e Fano, ritratti speculari della stessa riluttanza dei partiti a fare squadra. Meglio perdere piuttosto che far vincere il mio nemico interno, la ratio. Se a Osimo è il centrodestra a non trovare pace, buttando sul campo nomi in libertà senza soluzione di continuità, a Fano ci pensa il centrosinistra a tentare la scissione dell’atomo.

 

Due città, un destino

Partiamo da Osimo, dove il sindaco del Pd Pugnaloni si appresta a passare il testimone dopo 10 anni di mandato.

Qui è riuscita l’impresa di dare sostanza a quella chimera chiamata campo largo: la candidata Michela Glorio viene sostenuta da dem, Movimento 5 Stelle, Psi e quattro liste civiche. Decisione, quella di compattarsi, presa in tempi relativamente rapidi e la sua campagna elettorale è già partita. In casa centrodestra, invece, regna il caos. Dalle primarie delle Liste civiche che non hanno incoronato Monica Bordini - delfina di Dino Latini - ma il suo sfidate Sandro Antonelli, è stata tutta una baraonda. E ancora non ci si è ripresi. Allo stato attuale, ci sono tre candidati di area centrodestra: lo stesso Antonelli, che oltre a due liste civiche è appoggiato de facto da Lega e Forza Italia; Achille Ginnetti, sostenuto da una civica, ma con buone probabilità di fare un passo indietro in favore di Antonelli; e Francesco Pirani, nome di Latini sostenuto da Fratelli d’Italia con la benedizione del governatore Acquaroli.

Se la situazione resta questa, il centrosinistra avrebbe la strada spianata al primo turno per manifesta incapacità altrui di fare sintesi. Un po’ quello che sta accadendo a parti invertite a Fano. Qui il centrodestra, dopo un impasse iniziale, è riuscito a fare quadrato e ha già lanciato la candidatura del consigliere regionale della Lega Luca Serfilippi. In città viene riproposta la stessa coalizione che appoggia il governo in Regione: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Udc e Civici Marche.

Dall’altra parte della barricata il campo largo si è tradotto in un campo santo. Il 7 aprile ci saranno le primarie del centrosinistra, con quattro opzioni sul tavolo: Cristian Fanesi, esponente dem fedelissimo del segretario comunale del Pd Renato Claudio Minardi, Cora Fattori (la coordinatrice regionale di +Europa che si presenta però con una lista civica), Samuele Mascarin (In Comune, lista civica di sinistra) ed Etienn Lucarelli (lista civica Insieme è meglio). Ma a contendersi i voti di un bacino elettorale praticamente sovrapponibile c’è anche la coalizione dei Progressisti composta da Movimento 5 Stelle Azione, Bene Comune, La Fano dei Quartieri, Partito Socialista, Ribella, Volt e Europa Verde. Otto liste che appoggeranno la candidatura di Stefano Marchegiani allo scranno più alto del Comune.

Strategia suicida

Una dispersione delle forze di aree centrosinistra che inevitabilmente favorisce gli avversari. Scelta suicida presa dopo aver buttato alle ortiche, senza troppi convenevoli, il progetto di un campo largo vero e proprio guidato dalla capogruppo 5 Stelle in Consiglio regionale Marta Ruggeri. Sia Osimo che Fano escono da 10 anni di amministrazioni di centrosinistra, che dunque ha più da perdere in queste consultazioni. Se a Osimo dem e soci sembrano averlo capito, a Fano proprio no. In una fase storica in cui soffiano fortissimi i venti di centrodestra, un errore tattico come questo diventa causa di una sconfitta quasi certa. E imperdonabile.

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