Trasfusioni all'ospedale di Formia, prende l'epatite e ottiene giustizia dopo 47 anni

Trasfusioni all'ospedale di Formia, prende l'epatite e ottiene giustizia dopo 47 anni
di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 8 Giugno 2017, 16:43
Giustizia dopo 47 anni per una donna infettata da trasfusioni di sangue all'ospedale "Dono Svizzero" di Formia. La signora, oggi 89 anni, aveva perso in primo grado   per «prescrizione del diritto al risarcimento del danno» ma si è vista riconoscere dalla Corte d'Appello di Roma oltre 500.000 euro per due trasfusioni ricevute nel 1970 e nel 1978 che hanno portato all'epatite C.

 La Corte d'Appello «in considerazione di quanto accertato dal consulente tecnico d'ufficio (medico-legale) in assenza di fattori alternativi... ritiene che sussista un quadro di indizi, univoci, precisi e concordanti idoneo ad integrare la prova del nesso di causalità». 

La Corte di Roma ha accolto l’appello dell’avvocato Renato Mattarelli che aveva impugnato la sentenza di prescrizione del Tribunale di Roma secondo cui la causa doveva essere promossa entro 5 anni dalle trasfusioni del 1970 e del 1978.  

Secondo il tribunale di Roma, l'anziana donna che nel 2009 aveva ottenuto l’indennizzo legge  210/1992 (un assegno mensile di circa 800 euro a vita) proprio tramite l’avvocato che è specializzato in questo settore, non poteva non conoscere il danno già dal 1992.

Diversamente, la Corte di Appello ha accolto la tesi del legale secondo il quale «non si deve confondere la conoscenza della malattia   che è semplicemente un concetto clinico e di facile percezione con la conoscenza del danno risarcibile che è invece un concetto giuridico e di difficile percezione da parte di chi ha una  infezione».

Va comunque ricordato che le infezioni si riferiscono a sacche di sangue utilizzate fino agli anni 90 e che dal 2009 al 2016 - secondo i dati raccolti dal "Sistra", il sistema informativo dei servizi trasfusionali - nessuna notifica per trasmissione di: virus Hiv, dell'epatite B e C e della sifilide è stata registrata. 
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