Criminalità, si pente anche Pradissitto e svela gli intrecci dei clan

Criminalità, si pente anche Pradissitto e svela gli intrecci dei clan
di Vittorio Buongiorno
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Sabato 10 Luglio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 16:19

C'è un nuovo pentito che sta raccontando alla Direzione distrettuale antimafia altri segreti dei clan Ciarelli e Di Silvio. Dopo Renato Pugliese e Agostino Riccardo, dal 20 aprile scorso è Andrea Pradissitto ad aver iniziato il percorso di collaborazione con la giustizia.

Pradissitto ha 31 anni e la prima volta che finisce sotto i riflettori della cronaca è nel 2008. Viene arrestato insieme ad altri tre giovanissimi per aver minacciato, picchiato , rapinato e costretto a lavorare per quella baby gang. Insieme a Pradissitto fu arrestato anche Renato Pugliese. Poi il suo nome rispunta in piena guerra criminale. Viene bloccato con Simone Grenga con una Glok 40 con il colpo in canna (e altre armi vengono trovate a casa del neo pentito) subito dopo gli omicidi di Moro e Buonamano. Gli inquirenti annotano che sono conviventi delle nipoti di Carmine Ciarelli. Ma ci sono voluti 11 anni per ricostruire definitivamente quanto accadde in quel drammatico 2010.

Gli inquirenti erano arrivati a loro fin dal 2005, ma il procedimento nei confronti di Ferdinando Ciarelli, detto Furt, Andrea Pradissitto, Simone Grenga nonché Antongiorgio Ciarelli «era stato definito dal gip con decreto di archiviazione il 5 febbraio 2015» si legge nell'ordinanza. Le indagini erano stati riaperte dopo le dichiarazioni di Renato Pugliese e Agostino Riccardo. Poi sono arrivati gli interrogatori di Pradissitto. Tre, tra aprile e maggio 2021. Il gip spiega che le sue dichiarazioni «sono confermate dall'analisi dei tabulati telefonici», particolare che gli «conferiscono una elevata credibilità soggettiva». E che «quanto ha narrato è stato da lui appreso direttamente con i propri sensi, partecipando attivamente alla spedizione punitiva contro Massimiliano Moro in tutte le fasi, preparatoria, antecedente ed esecutiva, essendo stato presente sia alle riunioni preparatorie che all'omicidio» scrive il gip.

Aggiungendo che «il Pradissitto è un soggetto molto vicino alla famiglia Ciarelli in quanto sposato con la figlia di Ferdinando detto Furt, a propria volta fratello di Carmine Ciarelli, vittima del tentato omicidio da cui è scaturita la vendetta nei confronti di Massimiliano Moro».

Le sue dichiarazioni, annota il gip «sono ricche di dettagli sia per ciò che attiene ai rapporti nel clan Ciarelli / Di Silvio» e le sue dichiarazioni sono convergenti con quelle di Renato Pugliese. Tranne un particolare. Pugliese non aveva fatto cenno a Pupetto Di Silvio. Ma avendo saputo le informazioni da Pasquale Giuseppe Di Silvio, è plausibile che quest'ultimo «aveva tutto l'interesse a non rivelare nulla sul coinvolgimento del proprio fratello».

Inoltre Pradissitto mette insieme gli ultimi tasselli per ricostruire la guerra criminale. Racconta della «linea stragista» che voleva l'eliminazione di Fabrizio Marchetto, di Carlo Maricca, di Mario Nardone, Maurizio Santucci e i fratelli Antonio e Pietro Mazzucco, «andavano eliminate - racconta - perché potevano impedire che noi tutti prendessimo il potere su Latina e provincia in modo incontrastato».

Dichiarazioni che hanno consentito agli inquirenti di contestare l'aggravante di tipo mafioso anche per l'omicidio di Massimiliano Moro perché il clan voleva «riaffermare il proprio potere sui traffici illeciti in contrapposizione al gruppo non rom».

Ma ora l'attenzione è puntata al dopo. Cosa altro può raccontare Pradissitto? O forse cosa ha già raccontato? Dei due clan sa molte cose e in molti adesso a Latina tremano.

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