IL VERDETTO
Una lunga camera di consiglio poi la sentenza che dimezza le pene ai 19 esponenti del clan Di Silvio chiamati a rispondere a vario titolo dalla Direzione distrettuale antimafia l'associazione a delinquere di tipo mafioso, l'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Pur riconoscendo l'aggravante del metodo mafioso la terza sezione penale della Corte di appello ha fortemente ridimensionato il verdetto di primo grado con il quale il giudice per le indagini preliminari davanti al quale si è svolto il processo con rito abbreviato aveva inflitto ai componenti del gruppo criminale di Campo Boario 161 anni di reclusione.
Le condanne complessive della sentenza emessa ieri ammontano infatti a 80 anni carcere. La metà esatta. Alcuni degli imputati hanno scelto in secondo grado il rito ordinario e le condanne sono per Carmine Di Silvio detto Porcellino 10 anni; Antonio Di Silvio detto Patatino 7 anni e dieci mesi; Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto 8 anni; Fabio Di Stefano detto il Siciliano 8 anni e 10 mesi; Costantino Di Silvio detto Costanzo 8 anni e quattro mesi; Costantino Di Silvio detto Cazzariello 4 anni; Alessandro Di Stefano 3 anni e mezzo; Alessandro Zof 2 anni e otto mesi; Anna Gina Di Silvio 3 anni e quattro mesi; Michele Petillo 2 anni e otto mesi. Alcuni degli imputati, sette in tutto, hanno invece optato per il concordato accettando la proposta avanzata dal procuratore generale della Corte d'Appello di Roma Marco Ardigò, una formula che presuppone un accordo sulla pena e implica la rinuncia ai motivi di appello da parte degli imputati.
Questa la scelta di Marco Ciarelli (3 anni e 6 mesi); Mirko Altobelli (2 anni); Riccardo Mingozzi (3 anni e un mese); Daniel Alessandrini (2 anni e 9 mesi); Simone Ortenzi (4 anni); Manuel Agresti (4 anni e cinque mesi); Simone di Marcantonio (2 anni e otto mesi).