Personale e strumenti scarsi, tutti i punti deboli del carcere di Latina

Personale e strumenti scarsi, tutti i punti deboli del carcere di Latina
di Marco Cusumano
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Martedì 13 Giugno 2023, 11:11

Una fuga rocambolesca che mette in evidenza i punti deboli del sistema penitenziario, a cominciare dalle carenze strutturali, ma anche di sorveglianza. L'episodio di domenica, al di là di eventuali responsabilità o negligenze, ripropone i nodi da sciogliere che da anni i sindacati e gli agenti di polizia penitenziaria denunciano. Ma ora bisognerà innanzitutto capire cosa è accaduto esattamente nel carcere di via Aspromonte.

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«I detenuti - commenta Aldo Di Giacomo segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria - studiano a lungo le abitudini e le prassi all'interno di un carcere, osservano costantemente la gestione dei turni, i movimenti del personale, i luoghi meno sorvegliati e i momenti più favorevoli a una eventuale fuga. Per questo riescono poi a sfruttare le carenze, sia di personale che di strumenti tecnologici che potrebbero aumentare notevolmente i livelli di sicurezza».
Il punto è ancora una volta legato alle risorse che scarseggiano nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria.

E' un problema innanzitutto di uomini: «Al momento della fuga - sostiene Di Giacomo - era in servizio circa il 40% in meno del personale previsto che è già inferiore rispetto a ciò che riteniamo necessario. E' chiaro che se gli agenti sono pochi anche i livelli di sicurezza diminuiscono, il che rende più semplice la fuga dei detenuti. E' un evento molto raro nel carcere di Latina, e per questo l'evasione avvenuta domenica è ancora più preoccupante».

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Tutti si domandano come sia stato possibile fuggire dal carcere di Latina. Le risposte potrebbero arrivare dalle telecamere di sicurezza, ma la videosorveglianza non può essere certo considerata la soluzione di tutti i problemi di sicurezza.
«E' proprio così - commenta Di Giacomo che ieri ha tenuto una conferenza stampa proprio davanti al carcere di via Aspromonte - bisogna fare una valutazione concreta: le telecamere sono utilissime, spesso di fondamentale importanza, ma è necessario che ci sia qualcuno a guardare le immagini delle telecamere in tempo reale, in modo da poter intervenire nel momento in cui avviene il tentativo di fuga o qualsiasi altro problema all'interno del carcere. Se il personale è ridotto all'osso, ovviamente anche questo tipo di sorveglianza viene a mancare o comunque si riduce drasticamente. A quel punto le telecamere servono solo a ricostruire quanto avvenuto, non consentono un intervento immediato».

Cosa manca al carcere di Latina, oltre agli agenti di polizia penitenziaria? «Sicuramente i mediatori culturali - risponde Di Giacomo - anche perché una buona percentuale dei detenuti è di origine straniera e questo deve far riflettere. Spesso infatti i problemi che nascono all'interno di un carcere sono dovuti proprio alle difficoltà di comunicazione tra i detenuti e gli agenti, spesso legati alle culture diverse che creano incomprensioni e fraintendimenti. Servono persone in grado di facilitare la comunicazione e poi occorrono anche più psicologi per affrontare i problemi sempre più in aumento. Per non parlare degli spazi non adeguati e dell'assistenza sanitaria che va certamente potenziata, tutti problemi segnalati in continuazione ma spesso sottovalutati».

Gli ultimi finanziamenti per il carcere di Latina risalgono allo scorso mese di ottobre. La Regione stanziò 170mila euro per interventi nel capoluogo pontino e a Velletri, in particolare per con il rifacimento dell'area passeggi della sezione femminile di via Aspromonte.

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