Metro, il Comune di Latina non rinuncia al finanziamento: ma chiede al ministero di cambiare il progetto

Metro, il Comune di Latina non rinuncia al finanziamento: ma chiede al ministero di cambiare il progetto
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 2 Aprile 2017, 16:16
«Meno costosa e meno impattante dal punto di vista ambientale». E l'identikit dell'opera che potrebbe sostituire la metropolitana leggera. Dopo il passaggio al Cipe, il fascicolo relativo alla metropolitana leggera  di Latina è tornato sul tavolo del ministero dei Trasporti con il compito - assegnato dalla Programmazione economica - di sbrogliare questo pasticcio. Come si ricorderà, malgrado gli 81 milioni di euro stanziati ormai da anni dal Cipe il progetto pontino si è impantanato da tempo ed è ormai al centro di una inchiesta della Procura della Repubblica che ha portato il gip a sequestrare immobili e conti correnti degli indagati per 3,6 milioni di euro. Un sequestro, tra l'altro, che è stato confermato anche dal Riesame.

Malgrado tutto ciò il Comune ha messo nero su bianco che non intende rinunciare al finanziamento. La lettera, firmata dall'assessore al Bilancio, Giulio Capirci, è stata inviata al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
«E' improprio quindi parlare di rinuncia, il Comune non intende assolutamente rinunciare», ribadisce il sindaco Damiano Coletta. Anzi, Latina rilancia. «Abbiamo però chiesto al Governo un differimento nella procedura di definanziamento, così da avere il tempo di presentare un nuovo progetto e non perdere i fondi». Latina ha chiesto tempo fino al prossimo 30 ottobre per individuare le caratteristiche della nuova infrastruttura che andrà a sostituire la metropolitana leggera. «In questo frangente chiederemo anche formalmente alla regione la disponibilità a cofinanziare l'opera», spiega Coletta.

E' uno dei nodi, forse il nodo, che ha portato al deragliamento del progetto metro. Infatti si è dato per scontato che la Regione Lazio avrebbe messo una decina di milioni di euro l'anno per rendere sostenibile l'operazione, ma quella disponibilità non c'è mai stata, né a voce, né tantomeno per scritto. «E' un dato di fatto, si fa fatica a crederci - dice Coletta - ma questo è accaduto: al momento della sottoscrizione della convenzione nessuno di è accorto che la Regione non aveva dato il suo assenso». Uno dei passaggi centrali dell'inchiesta che ha messo in imbarazzo anche il Governo: possibile che nessuno all'epoca in sede ministeriale si sia reso conto di tutto ciò? Possibile che chi doveva vigilare si sia distratto, tanto da autorizzare perfino il pagamento del primo stato di avanzamento lavori per 3,6 milioni di euro? E di chi è la responsabilità di questa costosissima leggerezza?

«Lo ripeto, malgrado ciò nessuna rinuncia, ma una netta discontinuità sì - continua Coletta - nel riproporre l'opera infrastrutturale strategica. Puntiamo su un modello progettuale ridimensionato». L'idea è quella di chiedere al Cipe di utilizzare solo una parte del finanziamento, circa una ventina di milioni di euro, usare altri soldi per dirimere in conteziosi, e restituire il resto al Governo. Tutto per salvare una infrastuttura che altrimenti, così come fu concepito, è irrealizzabile. Molto meglio quindi un collegamento tra Latina e la stazione ad alto impatto tecnologico, con una soluzione simile a quelle che si stanno utilizzando a Stoccolma e sperimentando a Parigi, con delle navette automatizzate.
Vittorio Buongiorno
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