La suprema Corte ieri si è pronunciata sciogliendo la riserva e rigettando il ricorso presentato da Costantino “Cha Cha” Di Silvio contro l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Latina che lo ha portato in carcere dove si trova tuttora.
l legale dell'imputato, l'avvocato Gaetano Marino, aveva scelto di non impugnare il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame - strada seguita invece dai difensori di quasi tutti gli altri indagati - ma di rivolgersi direttamente alla Cassazione. Il tutto contestando soprattutto l'utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche che rappresentano, insieme a quelle ambientali, uno degli elementi di forza dell'indagine coordinata dai sostituti procuratori Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro. La Corte però le ha ritenute utilizzabili e ha respintoil ricorso.
Le intercettazioni erano partite successivamente alla gambizzazione del titolare della tabaccheria di via dei Mille ad agosto 2014 che hanno consentito agli investigatori di tracciare un quadro ampio e dettagliato del modus operandi dell'organizzazione della quale, come è stato sottolineato anche nell'ordinanza di custodia cautelare, Costantino Di Silvio rivestiva indubbiamente un ruolo di autorevolezza e preminenza. Era lui che interveniva per risolvere situazioni spinose e tenere sotto controllo le vittime del gruppo anche e soprattutto su richiesta degli altri appartenenti a quella che è stata identificata e qualificata come una vera e propria associazione a delinquere.
Cha Cha resta dunque in carcere anche se il suo legale ha preannunciato l'intenzione di presentare un ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo, l'ultima spiaggia in attesa di comparire in aula il 1 marzo prossimo, data alla quale è stato fissato il processo con giudizio immediato così come richiesto dalla Procura del capoluogo pontino per le 20 persone detenute.
Uno solo degli imputati finora ha chiesto il giudizio abbreviato, si tratta di Francesco Falco.
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