Parola agli investigatori ieri nell'udienza del processo a carico dell'ex segretario provinciale del Partito Democratico Claudio Moscardelli, dell'ex dirigente dell'azienda sanitaria Claudio Rainone e del funzionario Mario Graziano Esposito, imputati a vario titolo di corruzione, falso e rivelazione di segreto d'ufficio in riferimento al concorso pubblico per titoli ed esami per la copertura a tempo indeterminato di 23 posti di collaboratore amministrativo professionale categoria D indetto in forma aggregata tra le Asl di Frosinone, Latina e Viterbo.
Davanti al Tribunale presieduto da Laura Morselli un luogotenente della Guardia di finanza che ha condotto le indagini insieme agli uomini della Squadra mobile ha ricostruito le diverse fasi dell'indagine che aveva portato, a luglio dello scorso anno, all'arresto dei tre imputati. Il militare delle Fiamme gialle ha ricordato come l'inchiesta ha preso il via dopo una serie di esposti e denunce in Procura che segnalavano la presenza tra i partecipanti al concorso per 70 posti di numerosi parenti di dipendenti della Asl mentre la Polizia stava già facendo accertamenti su un altro concorso, quello da 23 posti oggetto del processo. Poi ha raccontato, rispondendo alle domande del pubblico ministero Valerio De Luca, come la società incaricata di gestire il concorso abbia fornito le credenziali di accesso alla piattaforma dell'esame, prima della prova scritta, a Rainone e Esposito.
Poi, rispondendo anche alle domande degli avvocati Renato Archidiacono, Luca Giudetti, Leone Zeppieri e Stefano Mancini, si è soffermato su contatti Whatsapp, numerosi, intercorsi tra febbraio e dicembre 2020 tra Rainone e Moscardelli che avevano come oggetto alcuni candidati vicini al segretario del Pd che in cambio, secondo l'accusa, avrebbe dovuto aiutare Rainone ad ottenere la nomina a direttore amministrativo dell'azienda sanitaria.