Latina, Bella ciao e versi di Pasolini:
l'addio di Lenola a Ingrao

Latina, Bella ciao e versi di Pasolini: l'addio di Lenola a Ingrao
di Barbara Savodini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Ottobre 2015, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 17:43
LENOLA - Sono state le note di Bella ciao, intonate dalla banda popolare e dai numerosi presenti, ad accompagnare l’arrivo del feretro di Pietro Ingrao a Lenola. Ad accoglierlo, una piazza gremita non solo di autorità (erano presenti il prefetto Pierluigi Faloni e i sindaci di ogni colore politico) ma anche di cittadini che con lo storico dirigente del Pci hanno condiviso momenti di vita vera.



Tra uno stendardo e l’altro dei comuni sia pontini che ciociari in cui Ingrao ha lasciato il segno, un enorme manifesto con la scritta “Ciao Pietro”, dedicatogli dall’amministrazione a nome della città, e decine di bandiere di Sel e del Pci, finanche sulla bara.



Un minuto di silenzio a poi uno scroscio di applausi è riecheggiato in piazza Cavour, la stessa in cui Ingrao tenne i suoi comizi più importanti oltre mezzo secolo fa tra consensi e contestazioni.



Primo di una lunga serie di discorsi di commemorazione quello di Egidio Natissi, amico storico di Pietro Ingrao il quale, con la semplicità e l’ingenuità che contraddistingue gli anziani di Lenola, ha raccontato gli anni della guerra e quelli del comizio del ’48 quando «stare vicino a Pietro e condividerne le idee era più difficile che mai».



Marrigo Rosato, altro amico intimo del defunto Ingrao e simpatizzante del partito, ha invece citato Moravia e Pasolini, prima di ripercorrere le tappe che hanno segnato la storia del comunismo, tra cui la caduta del muro di Berlino, e chiudere il suo discorso commosso rievocando ideali ormai in via d’estinzione: «Pietro, con il suo amore per gli ultimi e gli oppressi – ha raccontato con la voce spezzata dalle lacrime Rosato – riuscivi ad entrare anche nel cuore dei cattolici. Perché per te la politica era pensare l’impossibile e sporcarsi le mani per gli ideali di libertà e giustizia».



Al contrario, per non averlo mai conosciuto, si è detta profondamente rammaricata la presidente della provincia Eleonora Della Penna che ha così «perso l’opportunità di attingere ad un inestimabile patrimonio culturale, politico e personale. Pur non essendo io comunista – ci ha tenuto a ribadire la Della Penna – sono stata contenta di aver cantato con voi Bella Ciao che rappresenta un inno di libertà e la massima espressione di quegli ideali ormai sbiaditi nella società contemporanea». Dopo gli accorati discorsi dell’onorevole Sesa Amici, che ha ricordato tra le altre cose le gesta di Pietro Ingrao a Roccagorga, e del vice presidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio, è stata la volta di Nichi Vendola le cui parole, dai toni lirici, hanno sfiorato la politica indugiando su esperienze e ricordi personali. «Noi lo abbiamo amato perché incarnava il partico comunista italiano, l’autorevolezza, il fascino e assieme l’eleganza della politica. Ingrao non rifuggiva la politica – ha concluso il leader di Sel - ma la piegava alle domande della vita».



A chiudere la cerimonia civile, il discorso del sindaco di Lenola Andrea Antogiovanni, che ha ribadito come il ricordo di Pietro continuerà a vivere nel centro studi a lui dedicato e nelle future iniziative della cittadina, e dei figli che hanno ringraziato la nazione intera per il «calore profuso, per l’abbraccio ininterrotto dal quale la famiglia è stata avvolta da domenica pomeriggio e per quelle eccezioni all’etichetta che hanno reso quest’ultimo saluto esattamente come papà lo avrebbe voluto». Un lungo corteo, aperto dalla banda musicale, ha poi accompagnato il feretro di Pietro Ingrao prima al carro funebre e poi fino al cimitero dove è stato sepolto nella cappella di famiglia.