RIESE (TREVISO) Ora non ci sono più dubbi: il figlio che aspettava Vanessa Ballan, incinta ormai da 12 settimane, era del compagno Nicola. Ed è per questo che Bujar Fandaj l'avrebbe ammazzata: perché quella gravidanza era di fatto la fine di ogni possibilità di rimettersi con lei, come aveva cercato per mesi di convincerla. Non sarebbero bastate più nemmeno le minacce e le ritorsioni. Per lui, ormai, c'era solo spazio per la vendetta. Il tanto atteso esito del test del Dna sul piccolo che la 26enne uccisa a coltellate lo scorso 19 dicembre nella sua casa di Riese aspettava, è arrivato ieri: l'esame di paternità eseguito assieme all'autopsia sul corpo della donna dall'anatomopatologo Antonello Cirnelli ha stabilito che il padre biologico del bimbo era Nicola Scapinello, il giovane con cui viveva la 26enne e dal quale aveva avuto il primo figlio. L'esame ha anche stabilito che la ragazza era stata uccisa quella tragica mattina, quando l'operaio 41enne si era introdotto nell'abitazione di Spineda scavalcando un cancello e spaccando il vetro di una porta laterale, con 8 coltellate, sei profonde e due superficiali, con due dei fendenti così violenti che avevano sfondato i polmoni e un terzo capace di trapassare una parte del cuore. Prima di accoltellarla l'aveva picchiata al volto e alla testa: Vanessa, arrivata alla 12esima settimana di gestazione, aveva cercato invano di difendersi da quella furia.
L'esito del test ha spazzato via illazioni e speculazioni seguite all'omicidio, proprio sull'effettiva paternità del nascituro. «Nicola continua a vivere nel dolore da quel tragico giorno» riferisce chi è vicino in questi giorni a Scapinello. Ma allo stesso tempo ha chiarito il movente del delitto: Fandaj dopo aver perseguitato per mesi la 26enne, che dopo la denuncia di fine ottobre aveva troncato ogni tipo di rapporto o frequentazione con il 41enne, almeno stando a quanto finora emerso, era venuto a sapere che la ragazza era incinta del secondo figlio dalle colleghe di lavoro di Vanessa.