Tumore al cervello scoperto dopo una banale caduta in bici: Daniele Brusò ucciso in tre mesi. Aveva 49 anni

La tragedia a Venezia: l'uomo era un personal trainer

Il tumore al cervello scoperto dopo una banale caduta in bici: Daniele Brusò ucciso in tre mesi. Aveva 49 anni
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 13:18 - Ultimo aggiornamento: 13:26

MARCON - Ha scoperto la malattia quasi per caso, dopo un banale infortunio correndo in bicicletta. La diagnosi era arrivata come un colpo a bruciapelo: tumore al cervello. Daniele Brusò, 49 anni, personal trainer di Marcon (Venezia), non ha avuto nemmeno il tempo di cominciare la chemioterapia. «Doveva iniziarla a giorni», racconta un'amica. Ieri mattina, 3 ottobre, il male ha avuto il sopravvento, dopo neanche tre mesi: la scomparsa di Daniele è stata uno choc per la fidanzata, Silvia, e per i tanti amici e colleghi. A cominciare da chi, con lui, aveva condiviso anni di notti in discoteca. Per una decina d'anni, infatti, era stato il volto all'ingresso del Marina Club di Jesolo.

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IL RITRATTO
Dipendente dell'agenzia Prs Security, era stato il pilastro della sicurezza del noto locale al faro. «Una persona molto posata, sapeva fare il suo mestiere - il ricordo del titolare dell'agenzia, Roberto Giacomin - di certo era molto bravo nel comunicare. Per noi questa tragedia è stata un fulmine a ciel sereno, siamo tutti sconvolti». Daniele ha vissuto in quel locale un lungo periodo della sua vita. Un'attività che seguiva parallelamente a quella di personal trainer durante la settimana. Aveva lavorato per la palestra McFit a Treviso, dove si occupava degli allenamenti personalizzati dei soci.

Una persona molto posata, lo ricorda chi aveva avuto a che fare con lui, che sapeva fare il suo lavoro e comunicare. L'unica cosa che non aveva condiviso era stata proprio la malattia. Gli stessi titolari della Prs avevano saputo solo all'ultimo momento della gravità della malattia che lo aveva colpito. Era da un po' che non lavorava, si era preso un momento di pausa. «Lo conoscevo da quando eravamo ragazzini - ricorda Giacomin - da quando lavoravo al Cinecittà, poi ci siamo reincontrati. Per anni aveva fatto il frontman all'ingresso, era super conosciuto, una persona di famiglia cui avresti potuto dare le chiavi del locale. Figure che difficilmente ritrovi in altri contesti perché avevano un loro peso».

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I PRIMI SINTOMI
La scoperta della malattia a luglio: era caduto in bicicletta e da lì erano cominciati gli accertamenti che avevano portato alla terribile diagnosi. Una cosa inspiegabile, per una persona super allenata, capace di fare anche 120 chilometri in una giornata in bici, estremamente attenta alla salute e all'alimentazione, come si evince dai commenti che postava sui social. Gli stessi social dove ora gli amici lo piangono. «Caro Lele, mancherai a tutti noi ma fidati che ti porteremo sempre nel nostro cuore».

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