Expo, il sindaco Sala depone in aula: «Non ero consapevole dei verbali retrodatati»

Expo, il sindaco Sala depone in aula: «Non ero consapevole dei verbali retrodatati»
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Lunedì 15 Aprile 2019, 22:18
MILANO «No, assolutamente non ho mai avuto a consapevolezza della retrodatazione dei verbali. Nasce dalla ricostruzione post 2016, per me è stato uno dei tanti problemi di Expo e risolto in modo abbastanza veloce. Dopo guardando le carte ho avuto consapevolezza della cosa». Giuseppe Sala depone in aula nel processo sull’appalto della Piastra di Expo. Il sindaco di Milano, ex amministratore delegato dell’Esposizione universale, è accusato di falso per la retrodatazione di due verbali sulla commissione aggiudicatrice che doveva assegnare l’appalto sull’opera portante di Expo e che, dati i tempi stretti, avrebbe rischiato di mettere in forse, in caso di ritardo, la manifestazione internazionale inaugurata il primo maggio 2015. «Lei crede che verrà assolto?», è la domanda al sindaco al termine dell’udienza. «Lo spero fortemente», è la sua risposta.
CORSA CONTRO IL TEMPO
Sala spiega che la questione della incompatibilità dei due commissari, posta da Ilspa (Infrastrutture Lombarde spa, società partecipata da Regione Lombardia), per lui «era uno dei tanti problemi sorti in Expo e che era stato risolto in modo abbastanza veloce», in quanto ha ribadito in aula, «c’era sempre il tema dell’urgenza. Ogni giorno, nonostante fossimo a tre anni dalla chiusura, era chiarissimo che eravamo in ritardo. Ogni giorno perso era un giorno in meno. È stata una lotta contro il tempo». Rispondendo alle domande di uno dei suoi difensori, l’avvocato Salvatore Scuto, Sala afferma di non ricordarsi esattamente quando ha posto la firma due verbali (avvenne il 31 maggio 2012, ma i due atti avevano la data del 17 maggio), perché durante gli anni in cui ha ricoperto la carica di ad e commissario della società che gestiva l’Esposizione universale «ne ho firmati «migliaia. Questo non l’ho sentito come uno dei passaggi più rilevanti della storia di Expo. Per me la procedura era standard. La mia spesso era una verifica sommaria basata sulla fiducia che i tecnici e gli esperti avessero guardato tutto». E ancora: «Ricordo che si era ricomposta la commissione e non si era perso molto tempo» e che dopo la vicenda in Expo era stata «messa in atto una mappatura del personale per evitare questi incidenti» e per individuare eventuali incompatibilità. In relazione al fatto di aver firmato due verbali retrodatati, ha spiegato che «della data non me ne sono preoccupato. Il mio scrupolo era che» venissero individuate «le professionalità migliori» per coprire l’incarico di commissario. Inoltre ha detto di essere «sicuro di non aver mai parlato» con l’ingegnere Carlo Chiesa, uno dei manager che lavorava con lui «della retrodatazione».
PROSCIOLTO PER ABUSO D’UFFICIO
ispondendo a una domanda del sostituto procuratore generale Massimo Gaballo Sala ha parlato di “amarezza” in relazione alla presunta retrodatazione degli atti di nomina della commissione chiamata a decidere a chi sarebbe stato assegnato l’appalto per la ‘Piastra’. “Lei non ricorda quasi nulla, ha saputo dopo il procedimento penale - è stato il quesito di Gaballo - si è mai posto il problema di chi si fosse preso la responsabilità di retrodatare i verbali a sua insaputa?”. “Non è un tema di curiosità - è stata la risposta del primo cittadino - semmai di amarezza che, in maniera inconsapevole, io possa avere fatto una cosa del genere.
Non è mai stato nel mio carattere attribuire colpe a quello o a quell’altro”. Sala era anche accusato di abuso d’ufficio: accusa da cui è stato prosciolto anche in appello a gennaio.
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