Giornalismo, Barachini (sottosegretario Editoria): «Pronti a interlocuzione con Fnsi e Odg per accelerare riforma professione»

L'intervento del sottosegretario Alberto Barachini al corso di formazione organizzato all'Ara Pacis: «La riforma non può che passare da una condivisione parlamentare»

Giornalismo, Barachini (sottosegretario Editoria): «Pronti a interlocuzione con Fnsi e Odg per accelerare riforma professione»
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Martedì 30 Gennaio 2024, 15:55 - Ultimo aggiornamento: 17:50

Giornalismo. Riformare la professione alla luce delle opportunità (ma anche dei rischi ad esse correlate) fornite dalla esponenziale accessibilità di internet, dalla diffusione dei social network, dall’avvento dell’intelligenza artificiale, dai nuovi mestieri legati all’informazione. Un futuro che è già oggi, e che ha radicalmente cambiato il volto del giornalismo italiano a fronte però di una legge istitutiva dell’Ordine datata 1963.

Ne ha parlato anche il sottosegretario all’editoria, Alberto Barachini, che ha portato il suo punto di vista al corso di formazione organizzato dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, su iniziativa del presidente Guido D’Ubaldo. “Giornalisti, tutte le regole da cambiare. Verso la riforma della professione”: questo il tema sul tavolo della giornata all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis. 

Riforma della legge, le parole di Barachini

«Io credo che una riforma dell'Ordine dei Giornalisti non sia più rinviabile perché le sfie che ci attendono, a cominciare da quella dell'Intelligenza artificiale ormai ci impongono di aggiornare la professione, la categoria dei giornalisti e di affiancarla a nuove figure», dice il sottosegretario. Barachini sposa l'idea tracciata di un percorso di studi magistrale per l'accesso alla professione. «La proposta di avere giornalisti laureati è una buona proposta, spero però che si contemplino anche lauree di materie diverse da quelle del giornalismo perché abbiamo bisogno di tanti profili. Abbiamo poi anche bisogno di giornalisti che facciano formazione all'interno delle redazioni».

Sul percorso che dovrà portare alla riforma, il sottosegretario è chiaro: «La riforma dell'ordine e del mestiere dei giornalisti non può che passare da una condivisione parlamentare, perché è una materia troppo delicata per essere affrontata in maniera non condivisa.

Siamo impegnati tutti in Parlamento perché questo avvenga. Il governo è disponibile a un'interlocuzione con Fnsi e Odg per cercare di accelerare le procedure, ma sempre con l'intesa di tutti». 

 

Il seminario

«Quello del giornalista - ha detto invece il direttore de Il Messaggero, Massimo Martinelli - è il mestiere che è cambiato più di tutti. Ma non è mai cambiata una cosa, ovvero il quid dell'essere giornalista: il portare una notizia "originale". Oggi l'informazione diventa condivisa, dall'originalità si passa alla riproducibilità della notizia. La notizia ha perso la sua caratteristica originaria e ne ha acquistata un'altra. Di fronte al mutamento, penso al giornalismo digitale e al citizen journalism, bisogna recuperare la capacità di "trovare" notizie. Esiste un problema di formazione e va affrontato».

La posizione dell'Ordine

Oggi i giornalisti titolari di pec sono oltre 86mila: poco meno di 70mila gli iscritti alla piattaforma della formazione: sono i dati snocciolati da Angelo Luigi Baiguini, vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti secondo cui in Italia anche se il numero dei giornalisti è in flessione «restiamo comunque con una media molto superiore a quella europea» senza contare che negli anni passati spesso i numeri erano solo sulla carta «con molti iscritti che di mestiere facevano tutt'altro». La proposta di riforma, approvata dal Consiglio nazionale dell'Ordine nel luglio scorso prevede un profondo cambiamento: «Le regole andrebbero cambiate tutte - osserva Baiguini - sia quelle elettorali e anche per la formazione ad esempio con le scuole convenzionate che sono dieci : sette sono attive mentre tre da Roma in giù sono chiuse, il master di Bari ha chiesto una proroga dieci giorni fa perché aveva solo dieci iscritti. Abbiamo un esame organizzato con regole che risalgono al secolo scorso». Un passaggio basilare della riforma consiste nel fatto che chi fa l'esame abbia una laurea in giornalismo: «Non ci aspettiamo una rivoluzione professionale perché l'80% di chi viene a fare l'esame è laureato ma che venga istituito un corso di laurea per diventare giornalisti, oggi ci sono nuove regole e il rischio di fare danni è più elevato ci vuole una formazione specifica», dice il vicepresidente dell'Ordine.

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Gli interventi

Per il senatore del Pd Filippo Sensi, giornalista e negli anni portavoce di politici come Francesco Rutelli e Matteo Renzi, «il contesto nel quale si agisce impatta e incide sulla qualità e gli esiti del lavoro giornalistico; tra politica o potere e informazione c'è un dibattito molto ampio. C'è il tema del servizio pubblico, di quello che si agita attorno alle agenzie di stampa con l'ingresso di nuovi player , la parcellizzazione e quindi l'affievolimento di alcune voci. Su questo fondo incerto - dice - non sottovalutate una certa aria di vendetta che la politica ha (non dico la destra ) nei confronti dei giornalisti». Sulla riforma della legge le due proposte sono in discussione alla commissione Cultura della Camera «vediamo come marceranno: credo si debbano trovare le convergenze su questo progetto, tante le convergenze sui testi presentati». 

Al seminario hanno preso parte oltre a Guido D’Ubaldo, presidente Ordine Lazio, anche Alessandra Costante, segretaria Fnsi, Maurizio Molinari, direttore la Repubblica,  Gianni Riotta, direttore Scuola giornalismo Luiss, e Davide Desario, direttore Adnkronos, che si è detto d'accordo con la necessità che i giornalisti debbano accettare e affrontare la sfida del cambiamento: «E il cambiamento - ha sottolineato - è sacrificio, è impegno».

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