UNDICI COLPI INFERTI AL VOLTO
L’ammissione è avvenuta durante l’interrogatorio in carcere, di fronte al procuratore capo Onelio Dodero e al sostituto Alberto Braghin. Stando alle indagini, Anna Piccato è uscita di casa di buon mattino per sbrigare alcune piccole commissioni, poi si è fermata a fare colazione al bar: in tasca aveva il resto di 3,20 euro, che non è stato trovato. Le indagini la donna avrebbe avuto in tasca 3,20 euro, il resto della colazione al bar, che non sono stati trovati. Anna Piccato è stata colpita undici volte con una chiave inglese al volto, ferite di violenza inaudita - riferiscono gli investigatori - che hanno sfigurato la pensionata. Quindi Daniele Bianco ha trascinato il corpo senza vita della donna dietro il muro della chiesa, dove è stata ritrovato tre ore dopo. Nessuna traccia invece della chiave inglese e del giubbotto arancione che l’aggressore indossava quel mattino: li ha getti in un cassonetto della spazzatura svuotato poche ore dopo.
ASCOLTATI 180 TESTIMONI
A incastrare definitivamente l’omicida sono state le tracce di dna della vittima trovate sulle sue scarpe e sul suo zaino, oltre all’acquisizione e all’esame di una quindicina di video tratti da sistemi di videosorveglianza privati.
Bianco, ben prima di decidere di confessare ammettendo le sue responsabilità, ha materialmente apposto la propria firma sull’omicidio: incontrovertibili sono stati infatti i match biologici che hanno documentato la presenza di tracce ematiche della povera Anna Piccato su capi di abbigliamento e manufatti di proprietà dell’arrestato. Alla luce di ciò, delle numerose incongruenze nonché delle continue ritrattazioni fornite in merito alla ricostruzione di ciò che ha fatto la mattina dell’omicidio, l’uomo è stato inchiodato alle proprie responsabilità. Dall’alba del 24 gennaio è nel carcere Cerialdo e per due settimane si è dichiarato innocente. Nelle ore successive all’uccisione sono stati ascoltati come testimoni dai carabinieri 180 persone, tutti coloro in possesso di un telefono che ha agganciato la cella della zona, passanti e residenti, oltre al controllo di quindici telecamere private della zona. «Il caso era molto complicato - afferma il procuratore Dodero - E’ stata una confessione di necessità: quando si compie un grave crimine si tende naturalmente a rimuoverlo perché il peso è troppo grande. Bianco non ha spiegato il motivo di tanta efferatezza e ci stiamo ancora lavorando. L’arrestato sostiene di aver agito da solo».
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