L’uomo, secondo il pm Giuseppe Falasca, ha compiuto atti sessuali (anche completi) con la ragazza abusando delle sue condizioni d’inferiorità psichica. Lui, difeso dall’avvocato Manuela D’Arcangelo, nega categoricamente ogni accusa: «Riusciremo a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti», dice il legale. L’imputato era un amico di famiglia, che frequentava l’abitazione dei genitori della vittima e spesso si occupava di piccoli lavori di manutenzione. Quando c’era da riparare una serranda o una porta, se ne occupava lui: era ricompensato con i soldi della benzina o un invito a restare a cena. Nel gennaio del 2016 il papà di Anna (chiameremo così la giovane abusata) ha saputo delle violenze da una signora che assisteva la figlia. Casualmente la donna ha scoperto la ragazza in atteggiamenti intimi con l’anziano e ha riferito l’episodio al genitore che, come comprensibile, è andato su tutte le furie e si è rivolto ai carabinieri. Il giorno successivo Anna, affetta da gravi problemi psichici per i quali è in cura, ha raccontato tutto ai militari. Il primo rapporto, secondo la sua denuncia, si è consumato all’inizio del 2012: lei inizialmente ha detto all’anziano di fermarsi per poi cedere dopo varie insistenze. La Procura ritiene che E.B. abbia approfittato dei problemi mentali della ragazza, consegnandole alla fine di ogni rapporto dei soldi. Cifre irrisorie: a volte dieci euro, altre cinque, altre ancora appena due.
Addirittura l’uomo le avrebbe chiesto ripetutamente di andare a vivere a casa sua, a Roccamontepiano; richiesta che non è stata accettata da Anna perché non voleva assolutamente lasciare l’abitazione dei familiari. L’udienza dal gup è fissata per il 22 marzo: l’imputato, come conferma la difesa, chiederà di essere processato con il rito abbreviato condizionato all’esame di tre testimoni. Nei giorni scorsi il pm Giuseppe Falasca ha chiuso un’altra inchiesta per violenza sessuale, in questo caso commessa su ben nove ragazzini: l’indagato è un allenatore di baseball, R.F., 52 anni. L’uomo è accusato di aver approfittato dei suoi piccoli allievi in diversi luoghi: nel bar dell’impianto sportivo, sul pulmino della società, in auto, negli alberghi durante le trasferte, nell’abitazione della madre. Nell’incidente probatorio i bambini sono stati giudicati credibili.
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