Richetti (Pd): Grillo parla agli italiani che si limitano a indignarsi

di Alberto Gentili
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Lunedì 19 Maggio 2014, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 10:47
Ho trascorso quarantott’ore accanto a Renzi e devo dire se qualcuno si aspettava di ritrovarsi davanti un premier affaticato o lontano dalla gente, si dovuto ricredere. Matteo riesce a suscitare speranza, riceve continui inviti ad andare avanti e a non farsi frenare. Ecco, questa è la migliore risposta a Grillo, uno che sa solo distruggere e insultare». Matteo Richetti, deputato renziano di stretta osservanza, racconta la campagna del premier ed è convinto che dopo le elezioni di domenica «andrà ritarata la velocità di marcia con cui il Parlamento e perfino il Pd affrontano le riforme».



Non teme invece che la probabile frana di Forza Italia farà saltare l’Italicum e la riforma del Senato?

«Sono convinto che se il voto si tradurrà in un fortissimo sostegno a Renzi e all’idea che l’Italia debba finalmente cambiare, ci sarà perciò un’accelerazione. Se il Pd, dopo un anno di legislatura che definire travagliata è dire poco, dovesse vincere le elezioni, sarà infatti evidente che gli italiani hanno voluto dare a Renzi la forza per fare le riforme. Non per farle saltare. E Berlusconi sbaglia a evocare il disimpegno: se l’opposizione si sfilasse, la maggioranza andrebbe avanti da sola. Abbiamo il dovere di portare il Paese fuori dal pantano».



Dunque fareste una legge elettorale a maggioranza?

«La base di partenza sarebbe comunque l’Italicum, costruito tenendo insieme le condizioni poste dai diversi contraenti. Se qualcuno si facesse da parte, faremo modifiche e porteremo in ogni caso la legge elettorale a casa. Non si può lasciare l’Italia nelle mani di un Porcellum ritoccato dalla Consulta».



E se tutto si fermasse l’approdo sarebbero le elezioni anticipate in autunno?

«Renzi è stato chiarissimo su questo punto: non ha nessuna intenzione di fare il capo di un governo in una legislatura che non è in grado di fare le riforme. Dunque noi non faremo perdere tempo al Paese. Se non ci saranno risposte certe immediatamente dopo il voto di domenica, dovremo essere conseguenti».



Ormai la campagna elettorale è un derby Renzi-Grillo.

«E’ così, inutile girarci attorno. Renzi parla agli italiani che hanno voglia di impegnarsi, Grillo si rivolge a quelli che si limitano a indignarsi. Ai nostri figli però non dobbiamo lasciare un Paese arrabbiato, ma un Paese migliore. In più se guardo ai fatti, se avessimo seguito Grillo, voteremmo in queste elezioni anche per le Province e non avremmo votato il 416ter sullo scambio politico-mafioso: i Cinquestelle si sono opposti a entrambi i provvedimenti. E questa è la prova che l’Italia non si cambia urlando contro qualcuno, ma con la determinazione delle riforme».



Casaleggio ha detto che se il Pd non dovesse essere il primo partito, Renzi lascerà la politica. E’ vero?

«Da quel che ricordo è stato Grillo a dire che si farà da parte se non vincerà. Sono convinto che il Pd sarà il primo partito».