Nebraska, in uscita il nuovo film di Alexander Payne sugli angoli anonimi Usa

Nebraska, in uscita il nuovo film di Alexander Payne sugli angoli anonimi Usa
di Fabio Ferzetti
2 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Gennaio 2014, 12:04 - Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 11:19

Torna Alexander Payne, il regista di Sideways, A proposito di Schmidt, Paradiso amaro, con il suo humour crudele e insieme capace di incredibili chiaroscuri, come se disegnasse i personaggi col carboncino. Torna il sarcastico ma pietoso cantore di quelle vite comuni e forse sprecate, il regista che più di chiunque ha lavorato sul sentimento subdolo e oggi così diffuso dell’irrilevanza, della mancanza di senso, della piattezza che da un momento all’altro rischia di inghiottire vite, affetti, ricordi, orizzonti.
Torna il suo sguardo divertito e insieme stupito sugli angoli più anonimi dell’America (perfino le Hawaii di Paradiso amaro concedevano ben poco alla bellezza dei paesaggi). Come se solo abolendo ogni seduzione visiva, e smascherando la retorica sempre in agguato dietro il bello come dietro il brutto e l’insignificante, potesse abbattere le ultime difese dei suoi personaggi, sempre così inermi e disperati da risultare familiari e addirittura irresistibili. Anche se la gabbia formale in cui li costringe diventa sempre più evidente film dopo film.
Bianco e nero, inquadrature semplici ma studiate al millimetro, attori meravigliosi ma indiscutibilmente attori. Alle prese con dialoghi sapienti e spesso esilaranti che sono il suo marchio e mettono a nudo senza riguardo debolezze e illusioni.
Il tutto per far emergere poco a poco la catena infinita di errori, omissioni, incomprensioni, rancori, e malgrado tutto questo di indefettibile affetto, che lega i membri di una famiglia e in particolare un figlio a suo padre. Un vecchio svanito (magnifico Bruce Dern, premiato a Cannes), convinto di aver vinto la lotteria, che vuole andare dal Montana a Lincoln, Nebraska, passando per la sua sperduta città natale, abbandonata tanti anni prima per incassare il suo milione di dollari. E ci andrà scortato da David (Will Forte), il figlio sensibile. In un lungo viaggio fra parenti dimenticati e a volte un po' mostruosi, ex-soci imbroglioni, ex-fidanzate dalla memoria lunga, che non rivelerà solo ipocrisie e bassezze, ma farà nuova luce su quella famiglia così inconsapevole e su una certa America.
Un bellissimo film sul tempo, a ben vedere. Il tempo che passa mentre il passato non se ne va e i conti restano in sospeso, le vecchie ferite anche se invisibili sono sempre aperte. Ma il tempo al cinema si racconta con lo spazio. E Payne usa a meraviglia i grandi spazi vuoti dell’America profonda, le case di legno che si stagliano contro i vasti paesaggi vuoti, gli edifici bassi di quelle piccole città senza storia. Pagine quasi bianche su cui scrivere l’ultimo capitolo di una vita ancora da raccontare, prima che sia troppo tardi. Con tenerezza e ferocia, schivando il pathos ma anche l’irrisione. Come merita quel padre che il figlio forse non avrebbe mai pensato di conoscere tanto da vicino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA