Mose, dagli hotel di lusso alle pizzerie, tutti gli incontri della cricca

Mose, dagli hotel di lusso alle pizzerie, tutti gli incontri della cricca
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Sabato 7 Giugno 2014, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 08:25
VENEZIA - C'era la saletta dell'hotel di lusso a due passi da San Marco, come il tavolino della pizzeria a Marghera. Non faceva differenza per la cricca degli appalti del Mose, che tesseva accordi, stabiliva cifre e si scambiava buste di soldi in ristoranti e alberghi tra Venezia e Padova. I filmati della Guardia di Finanza, che documentano i passaggi di mazzette fra i 35 arrestati, potrebbero diventare, messi assieme, una guida turistica alle migliori tavole della regione. Erano posti fuori mano, dove gli indagati speravano d'essere al riparo da occhi indiscreti. Ma anche hall di alberghi frequentatissimi, come il 4 stelle Monaco dei Benetton, dove non temevano d'essere notati il sindaco Giorgio Orsoni e l'ex presidente del Cvn Giovanni Mazzacurati.



NON CI VEDONO

«Siamo andati a cena in un posto che, io ho detto“'qui non ci vede nessuno”, era il Monaco, credo che siano venute 500 persone», spiegava in un'intercettazione telefonica Mazzacurati, parlando di un suo incontro con Orsoni. Al Monaco confermano che il sindaco e il potente capo del 'Consorziò frequentavano l'hotel, «ma non avevano una saletta fissa, si sedevano a volte in un posto a volte in un altro...». Negli ambienti fashion dell'hotel sul Canal Grande si vedeva l'assessore Renato Chisso (Fi), che riceveva qui - dice negli interrogatori l'ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo - le bustarelle del Consorzio, lamentandosi perché «veniva pagato solo alle feste comandate». Nelle sale con tappezzeria blu e vetri di Murano dell'hotel Santa Chiara a Piazzale Roma, invece, ci sarebbe stato uno dei pagamenti a Galan: secondo le carte dell'inchiesta, è qui che Claudia Minutillo consegna all'esponente forzista 200 mila euro da parte di Piergiorgio Baita (ex manager Mantovani).



I SOLDI

Ancora grandi alberghi, ma Mestre: l'hotel Laguna Palace, l'unico di terraferma con una darsena interna collegata alla laguna. E sempre Chisso a riscuotere: 250 mila euro, consegnati da un dipendente del Cvn, Federico Sutto (tra gli indagati). «Sì, Chisso lo vedevamo - confermano all'albergo - Arrivava qui in macchina, da solo, poi si sedeva al bar e aspettava i suoi ospiti. Non erano mai più di una-due persone». Se non si trattava di veloci pagamenti, ma di riunioni più lunghe, c'erano allora i ristoranti. Minutillo, Chisso, Galan, Baita si incontravano Al Passo di Campalto (Venezia). Vista sulla laguna, pesce di qualità, darsena privata. Il titolare racconta che «a quelle cene. venivano da me - aggiunge orgoglioso - perchè sono l'unico che tratta solo pesce freschissimo». «Chi pagava alla fine? Spesso era Piergiorgio (Baita ndr), che continua a venirci a trovare, qualche volta Chisso» risponde. Questo i politici e i «pesci grossi» dell'inchiesta. I peones delle coop che partecipavano al sistema della false fatture avevano posti meno glamour. Come la pizzeria La Conchiglià di Marghera, dove le microcamere della Gdf riprendono due indagati che si passano di mano una busta così gonfia che il secondo fatica a metterla nella giacca.

L. Fan.