Manchester United-Bayern Monaco 1-1
Barcellona-Atletico Madrid 1-1

Diego
di Benedetto Saccà
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Martedì 1 Aprile 2014, 22:23 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 17:18
L’immagine che resta è la coincidenza temporale dei gol. Un istante e via, la notte europea si è infiammata. Ieri sera, del resto, il 56’ del Camp Nou e il 58’ dell’Old Trafford combaciavano: Diego e Vidic hanno indovinato la strada della porta e le prime sfide di andata dei quarti della Champions hanno cominciato così ad offrire palpiti e sussulti a scansione multipla. Poi, non per caso, ecco le reti di Schweinsteiger e di Neymar, abile a completare due impagabili rimonte. All’atto finale della serata, insomma, il Manchester Utd ha pareggiato (1-1) con il Bayern Monaco campione e il Barcellona lo ha imitato (1-1) al cospetto l’Atletico Madrid. Moyes e Simeone, per la verità, hanno spaventato Guardiola e Martino. La prossima settimana, le gare di ritorno diranno.



CATENACCIO INGLESE

In Inghilterra, i bavaresi hanno dondolato a lungo sul filo della caduta. Il Manchester Utd aveva paura e lo ha dimostrato senza vergogna affidandosi al più italiano dei catenacci, condito, di riflesso, da un contrassalto veloce. Rooney ha imperversato ovunque per sopperire all’assenza di van Persie e Welbeck ha prima firmato un gol subito appassito sul nascere per un tocco di mano, quindi ha fallito un’opportunità d’oro a specchio aperto davanti a Neuer, delittuoso. Robben e Ribery, intanto, hanno sfrecciato lungo le fasce seminando il panico fra i difensori rivali, Büttner e Jones per tutti: e Müller ha garantito la profondità, l’allargamento della manovra, fino all’ingresso di Mandzukic. Vidic ha però punito la disattenzione dei tedeschi, girando un angolo di Rooney oltre le pretese di Neuer. E Guardiola si è intimorito. La squadra ha raccolto ogni ogni stilla di intraprendenza sul fondo del proprio bagaglio di talento e ha confezionato l’azione del pareggio: traversone di Rafinha, sponda aerea del subentrato Mandzukic verso il cuore dell’area e sinistro vincente di Schweinsteiger, espulso nel finale per doppia ammonizione. E, a seguire, de Gea ha accompagnato le conclusioni sibilanti Robben con lo sguardo.



SUBITO OUT PIQUÈ E COSTA

Quanto al Camp Nou, si diceva, gli infortuni di Piqué e di Diego Costa hanno inevitabilmente macchiato il derby spagnolo sotto gli occhi del ct delle Furie Rosse, del Bosque. Il difensore ha lasciato il campo al 12’ per un colpo rimediato in caduta. Viceversa, Diego Costa era già sofferente e si è arreso al dolore venti minuti più tardi, tradito da un problema muscolare. Gli esami medici spiegheranno, certo, ma Simeone forse avrebbe potuto risparmiare l’attaccante, conoscendone le condizioni, in vista degli impegni incipienti. Se non altro, il sostituto di Costa, l’ex juventino Diego, ha sbloccato la gara, scagliando un siluro in diagonale che si è infilato sotto l’incrocio difeso da Pinto. Il pari, va detto, è sembrato comunque un risultato legittimo: i biancorossi hanno comandato in avvio grazie alle geometrie di Tiago e di Gabi, alle opposizioni di Koke e alle volate di Turan, poi il Barça ha riavviato i motori, tracciando trame come sa. Tiri sfilati appena larghi, assalti e giocate, specie dopo la rete di Diego. Iniesta ha mostrato meravigliosi miracoli calcistici, Messi ha alternato il respiro all’apnea e ha millimetrato punizioni fino allo scadere, Neymar ha disputato la propria partita personale come al solito, impreziosita naturalmente dal sigillo del pari, il quarto stagionale in altrettante sfide dirette fra le due squadre. Un’emozione montante.
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