Debito, la bocciatura della Ue
e quell'allarme di Bankitalia

di Luca Cifoni
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Martedì 19 Novembre 2013, 12:50 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 19:04
Il giudizio non favorevole della commissione europea sulla legge di Stabilit ha sorpreso molti, apparentemente anche all'interno del governo italiano. Il Ministero dell'Economia si è affrettato a spiegare che non è una bocciatura, anche se il documento di Bruxelles parla, per noi come per altri cinque Paese, di “rischio di inadempienza”, e nello specifico ci esclude almeno per ora dalla possibilità di avere più margini di manovra in materia di investimenti.



Ancora più sorprendente forse è scoprire che quella valutazione - in particolare sul fatto che la manovra non permette di rispettare nel 2014 la regola sul debito prevista dal Trattato cosiddetto six pack - non contiene margini di discrezionalità politica e dipende essenzialmente da fattori numerici. In sostanza la commissione dice che il nostro debito continuerà ad aumentare il prossimo anno in rapporto al Pil, mentre per il Tesoro dovrebbe ridursi. Una differenza strettamente legata alla diversa stima della crescita economica e dell'inflazione, il cui andamento insieme a quello della spesa per interessi condiziona il rapporto tra debito e prodotto nominale, anche in presenza di avanzi di bilancio (si chiama effetto “palla di neve”). Per la Ue l'Italia crescerà meno e dunque anche il debito andrà peggio di quanto indicato dal governo.



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Insomma la bocciatura - o rimando a settembre che sia - era ampiamente prevedibile. Di più: qualcuno l'aveva prevista in una sede pubblica. Lo scorso 29 ottobre, ascoltato in Senato in rappresentanza della Banca d'Italia, il vice direttore generale Luigi Federico Signorini notava che “il quadro programmatico rispetta la regola sul debito”. Ma subito dopo avvertiva: “il rispetto della regola viene valutato sulla base delle previsioni europee” (previsioni che sarebbero arrivate pochi giorni dopo). Per cui “la regola potrebbe non essere rispettata anche nel caso di modesti scostamenti degli andamenti macroeconomici”. Messaggio chiaro, di cui però il governo non deve aver tenuto conto. Eppure, soprattutto di questi tempi non si può dire che Via Venti Settembre sia lontana da Via Nazionale.



@lucacifoni