Berlusconi: sinistra ammanettata all'Idv
Ricorso della Regione Lazio alla Consulta

Il popolo viola in piazza Navona (foto Michele Audisio - Toiati)
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Domenica 7 Marzo 2010, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 22:42
ROMA (7 marzo) - Nuovo attacco di Antonio Di Pietro al presidente Giorgio Napolitano dopo le polemiche sulla firma apposta al decreto "salva-liste". E mentre non si placano le proteste di piazza del "popolo viola", Silvio Berlusconi torna a criticare Di Pietro e il Pd. Il premier avverte gli elettori: le regionali sono una scelta di campo tra un governo che risolve le emergenze e una sinistra che sa solo insultare. Domenico Mogavero della Cei intanto critica duramente il provvedimento firmato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano venerdì notte. Poi la Cei rettifica e precisa: nessun giudizio.



Dalla Regione Lazio arriva il sì al ricorso alla Consulta contro il decreto "salva-liste". La delibera è stata approvata all'unanimità. Il decreto, ha spiegato il vicepresidente Montino, «è illegittimo perché invade le prerogative della Regione, in particolare di quelle che hanno già legiferato» sulla materia elettorale. Il vicepresidente ha ricordato come la legge a cui fa riferimento il dl è la 108 del '68, precedente all'istituzione delle Regioni. Nel '99, ha aggiunto, c'è stata la riforma delle Regioni, che ne ha definito le varie competenze, tra cui la materia elettorale. «Ci sono quattro sentenze - ha proseguito - che riaffermano lo stesso principio». Ora, «noi abbiamo votato una legge elettorale nel 2005. Se c'è un'interpretazione da fare, questa va fatta dalle singole Regioni».



Le reazioni del Pdl. «La paura fa novanta - dice il presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto - e la giunta di centrosinistra del Lazio, quella giunta che ha la responsabilità di un serio disastro a partire dalla sanità, fa ricorso alla Corte Costituzionale per evitare che ci sia la lista del PdL nelle elezioni regionali». Per la candidata del centrodestra a presidente della Regione Lazio, Renata Polverini «in una Regione che ha la sanità allo sfascio, commissariata e con il più alto debito d'Italia, è un po' strano che mostri questa efficienza di domenica sera. Potevano lavorare di più e meglio prima». La mossa della Regione Lazio secondo il consigliere Pdl Donato Robilotta è priva di valore giuridico, perché a suo dire la giunta, sciolta da mesi, dovrebbe occuparsi solo di ordinaria amministrazione. «Invece di fare ricorsi, la sedicente Giunta della regione Lazio spieghi dove prendeva i fiumi di soldi per cocaina e altro il loro capo Marrazzo» dichiara il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.



Il capo dello Stato ha spiegato ieri, con un messaggio pubblicato sul sito del Quirinale, che l’esclusione del Pdl dalle regionali del 28 e 29 marzo prossimi non era sostenibile e che il decreto era inevitabile. Da un lato c’erano le norme da rispettare, dall’altro il diritto dei cittadini di scegliere attraverso il voto fra schieramenti e programmi diversi. Il premier Silvio Berlusconi ha dato atto a Napolitano di «grande correttezza».



Di Pietro: pavido e ipocrita chi mi critica. Dopo aver ipotizzato l'impeachment del capo dello Stato, Di Pietro attacca di nuovo Napolitano. «Insisto nel sostenere che il comportamento del capo dello Stato nell'avallare questo decreto golpista è stato inutile e dannoso. Ritengo che, per ottenere un piccolo vantaggio scorretto, oggi si è fatto un decreto che viola le leggi, viola il rispetto fondamentale di un gioco democratico e, in questa situazione, anche il capo dello Stato ha avallato un atto di cui non c'era bisogno». «E allora la violazione alla Costituzione - ha incalzato il leader dell'IdV - è servita solo per riammettere le liste del Pdl nella circoscrizione provinciale di Roma». Poi Di Pietro se la prende con chi lo critica per aver attaccato il Quirinale. «Ho assistito all'ipocrisia e alla pavidità tipiche di una certa cultura di questo Paese. Tutti - aggiunge - hanno detto che questo provvedimento è assurdo, abnorme, costituzionalmente senza senso, e ha ridotto la credibilità della funzione governativa e di quella di controllo».



Berlusconi: la sinistra è ammanettata a Di Pietro, regionali una scelta di campo. «È ancora il momento di fare una scelta di campo, tra il governo che risolve le emergenze e fa le riforme e una sinistra, ammanettata a Di Pietro, che sa solo dire di no e seminare pessimismo e catastrofismo, una sinistra che vuole uno stato di polizia dominato dall'oppressione giudiziaria e tributaria». Così Berlusconi nel messaggio video, registrato, trasmesso oggi all'incontro pubblico promosso dal Pdl, a Torino. «In due anni questo governo ha fatto cose clamorose - dice Berlusconi nello spot - risolvendo il problema dei rifiuti a Napoli e in Campani, dando abitazioni nuove e confortevoli a quasi 40 mila abruzzesi, aiutando le imprese e tutti quelli che hanno perso un lavoro, estendendo gli ammortizzatori sociali agli autonomi». «Se la sinistra tornasse al governo - dice il presidente del consiglio nel video - rimetterebbe l'Ici, raddoppierebbe la tassazione di Bot e Cct, spalancherebbe le porte agli immigrati per rovesciare la bilancia elettorale». In un precedente collegamento telefonico a una manifestazione del Pdl campano Berlusconi aveva ribadito che «gli elettori sono di fronte a una scelta di campo tra un governo e un Pdl che risolvono le emergenze e una sinistra che sa solo insultare e criticare».



Bersani: errore far nascondere governo dietro il Colle. «Sarebbe sbagliato dare occasione al centrodestra di nascondersi dietro al Quirinale» afferma Pier Luigi Bersani commentando gli attacchi di Di Pietro a Napolitano. «Noi sappiamo bene - ha sottolineato il segretario del Pd - qual è il mestiere del presidente della Repubblica, e quali sono le sue prerogative. La responsabilità di questo decreto è totalmente del governo, e se non teniamo ben fermo questo punto viene meno ogni discorso ragionevole» per quanto riguarda la manifestazione del 13. «Domani - ha riferito ancora Bersani - ci sarà un incontro organizzativo con tutte le forze del centrosinistra, e la manifestazione avrà una piattaforma comune che faccia sintesi non solo del centrosinistra ma vada al di là della nostra area. Il turbamento - ha sottolineato ancora il segretario del Pd - è più vasto della nostra area, perché richiama i concetti di democrazia e regole. E infatti in queste ore abbiamo visto un'opinione pubblica sollevata, che noi dobbiamo saper interpretare in modo combattivo e propositivo, perchè nel nostro paese ci sono molte forze sane». Bersani parla di «arroganza» del centrodestra e dice che «ogni trucco è pensabile, avendo visto il più vergognoso dei trucchi». Anna Finocchiaro in un'intervista alla Stampa aveva invitato Di Pietro a «ritirare gli attacchi a Napolitano» spiegando che Napolitano «non poteva far altro che firmare. Chi lo attacca è miope e ottuso».



Di Pietro risponde a Bersani. «Gli amici del Pd, a cominciare da Bersani e Letta, abbiano il coraggio di riconoscere che il Capo dello Stato ha avallato con la sua firma un comportamento illegittimo e anticostituzionale del governo» dice Di Pietro.



Casini: serve un partito di riconciliazione.
«Noi dobbiamo fare un partito che sappia parlare un linguaggio di riconciliazione nazionale» ha detto oggi a Torino il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini partecipando ad un incontro elettorale per le regionali a sostegno della candidata del centro sinistra Mercedes Bresso. «Io penso - ha detto Casini - che questo è un Paese di cani rabbiosi. La Lega contro la sinistra, il centro contro la destra, gli extracomunitari contro gli italiani, il nord contro il sud, il sud contro il nord, i magistrati contro i politici, i politici contro i magistrati. Qui c'è da ricongiungere un tessuto unitario di un Paese che si sta consumando nei suoi problemi». «Il governo pensa solo a certe cose», ha detto Casini. «La cosa importante - ha aggiunto - è che tutti i cittadini siano importanti davanti alla legge. Siamo stati esclusi dalle elezioni di Trento, ma noi non abbiamo inneggiato al colpo di stato o ai magistrati comunisti. Noi - ha ribadito - andiamo avanti parlando di problemi del Paese, perché un governo che per una settimana è paralizzato dalle liste, mentre i dati sulla Cassa integrazione registrano un aumento del 133%, si documenta da solo. È un governo che pensa solo a se stesso».



L'Udc non polemizza con il capo dello Stato e non scende in piazza. Casini ha poi ribadito che l'Udc «non scende in piazza per costume politico e istituzionale». «Non polemizziamo con il Capo dello Stato - ha concluso - ci inchiniamo come sempre al rispetto delle leggi anche quando ci sembra una pagina non bella della democrazia quella che si è disegnata».



Bossi: Di Pietro farebbe bene ad andare al mare. «Di Pietro? farebbe bene ad andare a prendere il sole al mare, che è meglio». Il ministro delle Riforme Umberto Bossi, da Imperia, ha commentato così le richieste di impeachment di Di Pietro Secondo Bossi il clima che si è creato nella campagna elettorale «non crea problema alla gente, ma ai politici che vogliono strumentalizzare certi argomenti per presentarsi all'elettorato». Il leader della Lega nord ha poi commentato l'attentato incendiario compiuto nella notte a Camporosso (Imperia) contro il point elettorale del candidato Pdl alla presidenza della Provincia di Imperia. «Tanto surriscaldamento - ha detto - non serve a prendere, ma semmai a perdere i voti. Secondo me la gente è abbastanza equilibrata da cercare la serenità anche in politica, capisce che il troppo casino è contrario alle proposte».



Bindi: rispetto Napolitano, ma gara truccata. Se il decreto sulle regionali «dovesse passare - ha detto la Bindi in un'intervista a Repubblica - c'è la strada del ricorso alla Corte costituzionale. E se la Consulta boccerà la legge, è chiaro che fra un anno si torna a votare». «Rispetto le decisioni del nostro capo dello Stato», dice la presidente del Pd per la quale Di Pietro «sbaglia. Il capo dello Stato ha compiuto una scelta assolutamente rispettabile». Tuttavia per la Bindi, «questa ora è una gara truccata», «queste elezioni, pure se truccate, il centrosinistra le vince lo stesso», aggiunge, perché «il decreto si trasformerà in un boomerang per il governo».



Prodi: ora c'è da avere paura.
«Stavolta sono senza parole. C'è proprio da avere paura», ha commentato l'ex premier Romano Prodi. «Provo un'amarezza terribile», «preferisco limitarmi a tre parole: amarezza, preoccupazione a paura», spiega l'ex presidente del Consiglio al Riformista. «Non riesco a pensare ad altro da ieri. Ascoltando le notizie che arrivano da Roma, l'amarezza che provo aumenta di ora in ora», aggiunge Prodi.



La critica di mons. Mogavero al decreto. «Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è in corso è un atto altamente scorretto», ha detto mons. Domenico Mogavero, responsabile della Conferenza episcopale italiana per gli affari giuridici, ai microfoni della Radio Vaticana. «La democrazia - ha detto il vescovo - è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, altrimenti non riusciamo più a orientarci», se invece «dovesse essere diretta dall'arbitrio di qualcuno o se dovesse essere improvvisata ogni giorno mancherebbe la certezza del diritto, dei rapporti e delle prospettive».



Le parole di Mogavero sono state poi successivamente rettificate in una nota dal portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, Mons.Domenico Pompili. «Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale», ha precisato il portavoce, spiegando che «considerata questa connotazione la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo».



Il Tar e la lista Formigoni. Dopo la decisione del Tar della Lombardia di riammettere la lista Formigoni, lunedì è fissata la camera di consiglio per il Tar del Lazio che deve decidere sulla lista del Pdl.



Ancora critiche da Emma Bonino al decreto. «Sono allibita» ha detto la candidata alla presidenza della regione Lazio parlando ai cittadini della provincia di Frosinone. La Bonino ha ribadito di ritenere il provvedimento dl governo un atto di «impudenza, arroganza e prepotenza di chi, il più grande partito del Paese, non riesce ad adempiere a cose semplici, cioè che le liste si presentano entro le ore 12».



Il "popolo viola" nel frattempo oggi è tornato in piazza a Roma per manifestare contro il decreto. Il Pd invece, dopo la protesta di ieri pomeriggio al Pantheon, ha decisio di scendere in strada sabato 13 marzo. Manifestazioni del popolo viola a sostegno «della Costituzione in maniera pacifica e non violenta» ci sono state anche in altre città come Napoli, Firenze, Ferrara, Campobasso, Reggio Calabria, Bari e Pescara.



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