L'appello di Bagnasco: «L'Ue non resti indifferente al dramma dell'immigrazione»

L'appello di Bagnasco: «L'Ue non resti indifferente al dramma dell'immigrazione»
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Martedì 20 Maggio 2014, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 14:32
L'Europa ci dice tutto sul pesce spada e gira la testa sui bambini che muoiono in mare. Dobbiamo cambiare questa Europa.

Lo ha dichiarato il premier Matteo Renzi oggi in un comizio a Bergamo.



Il Vaticano. Avviando i lavori odierni dell'assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana, aperta ieri dall'intervento di Papa Francesco, il cardinale Bagnasco ha ricordato «l'esodo di popoli che guardano a noi come alla terra promessa e, pur di giungervi, non esitano a mettersi nelle mani dei mercanti di morte.









Per questo non possiamo rinunciare a dire alla politica la sterilità di polemiche che rimbalzano le responsabilità. Se l'Europa vuole presentarsi come casa comune e non come un insieme di interessi dove chi è più forte prevale, non può tirarsi indietro e guardare infastidita».



Ha sottolineato Bagnasco: «Nessuno si salva da solo. Serve altro per accordare vita e dignità a chi è in fuga dalla fame, dalla guerra, da regimi che soffocano la libertà politica e religiosa ed ogni prospettiva di futuro. Le soluzioni non sono nè facili da individuare nè a portata di mano - riconosce il presidente della Cei - ma a maggior ragione è urgente e necessario fermarsi, capire, tenere conto di tutti i fattori in gioco per giungere a scelte condivise ed efficaci».




L'appello contro la disoccupazione. Bagnasco nel suo discorso ha anche chiesto più investimenti e misure fiscali adeguate per rilanciare in Italia una vera occupazione. Il cardinale ha lanciato un «appello alla responsabilità di tutti. In particolare, chiediamo a chi ne ha la possibilità di tornare a investire con coraggio, accettando di affrontare i rischi di questa stagione, senza attendersi nel breve tempo grandi ritorni.



E chiediamo che siano reali, efficaci e veloci le misure di agevolazione fiscale agli imprenditori disposti a coinvolgersi per creare lavoro». In effetti, osserva il presidente della Cei, «la precarietà lavorativa e la disoccupazione stanno congelando nel nostro Paese un'intera generazione e desertificano la società dai giovani. La congiuntura economica di questi anni - ricorda - ha impoverito drammaticamente tanta gente, rubandole la dignità e rendendola bisognosa anche del pane quotidiano»
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