Tentato omicidio, assolto collaboratore di giustizia

Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni e sei mesi di reclusione per tentato omicidio

Tentato omicidio, assolto collaboratore di giustizia
di Marina Mingarelli
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 08:37

Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni e sei mesi di reclusione per M.I. un frusinate che per anni è stato collaboratore di giustizia, accusato di tentato omicidio, maltrattamenti sulla moglie e mancata corresponsione dell'assegno di mantenimento per le due figlie. Una situazione molto intricata dalla quale però l'imputato è uscito indenne. L'uomo infatti è stato assolto. La vicenda risale al 2021 quando il frusinate- che si trovava sotto protezione - era stato trasferito con la moglie in una località protetta a Padova. E proprio mentre si trovava nella città del nord erano iniziate le incomprensioni con la coniuge che alla fine lo aveva denunciato. A detta della donna, il marito che nutriva nei suoi confronti una gelosia morbosa aveva tentato persino di accoltellarla. Un'altra volta addirittura aveva tentato di colpirla con una pistola. Accuse pesanti che hanno portato il collaboratore di giustizia sotto processo. Ma grazie all'avvocato Alfredo Scaccia difensore dell'imputato, il giudice del tribunale di Padova si è pronunciato per l'assoluzione. «Per il mio assistito- ha riferito il legale è stata la fine di un incub».
Il difensore ha dimostrato in aula che il suo cliente non aveva mai lanciato un coltello contro la moglie. Il tentato accoltellamento era inverosimile perché a detta della vittima il l'arma da taglio sarebbe stata lanciata da una distanza di due metri. Se ciò fosse stato vero sarebbe stato impossibile non colpire la donna da una distanza così ravvicinata. Per quanto riguarda le minacce con l'utilizzo della pistola l'avvocato Scaccia è riuscito a dimostrare che l'arma rinvenuta nella casa al momento dei fatti e sottoposta a sequestro era una pistola giocattolo. Sulla mancata corresponsione dell'assegno di mantenimento: «All'epoca dei fatti- ha continuato il difensore- il mio assistito era collaboratore di giustizia e i proventi che lo stato gli dava li ha sempre fatti godere alla famiglia».

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