Incassavano titoli di credito con false identità, un ciociaro tra le "menti" della truffa

Incassavano titoli di credito con false identità, un ciociaro tra le "menti" della truffa
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 10 Gennaio 2020, 15:20
Incassavano assegni, vaglia e rimborsi Irpef rubati esibendo documenti falsi: arrestate undici persone. L'inchiesta portata a termine dai carabinieri di Roma nella mattinata di ieri ha toccato anche la provincia di Frosinone. Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari c'è Giuseppe De Santis, detto Pino il Vecchio o Maradona, 77enne originario di Patrica, ma residente a Ciampino, che risponde, in qualità di promotore e organizzatore, di associazione per delinquere finalizzata alla truffa.

Le indagini svolte dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Roma Casilina (sotto la direzione del Gruppo reati gravi contro il patrimonio, coordinato dal procuratore aggiunto Lucia Lotti) sono partite nel 2017 dopo un arresto eseguito dai carabinieri di Roma-Quadraro. In quell'occasione un uomo si presentò in un ufficio postale di un quartiere romano e, munito di documenti falsi, cercò di incassare un vaglia da 92mila euro risultato poi clonato. C'è stata una specifica attività d'indagine che ha permesso, tramite intercettazioni telefoniche, ambientali e riscontri documentali, di scoprire un presunto sodalizio sull'asse territoriale Roma-Napoli dedito all'indebita riscossione di titoli di credito (assegni, vaglia e rimborsi irpef).

Secondo gli investigatori era proprio De Santis, assieme ad altri due romani, ad occuparsi in prima persona di reperire i titoli e i documenti contraffatti, per poi individuare gli uffici postali o gli altri istituti credito (dagli investigatori definite postazioni) dove aprire il conto, versare gli importi da riscuotere e, infine, svuotarlo. All'uomo vengono contestati dieci capi d'imputazione tra truffe, tentate truffe e ricettazione.


Il sistema, stando alla ricostruzione degli investigatori, si sviluppata prevalentemente utilizzando documenti falsi per riscuotere rimborsi Irpef, assegni rubati e vaglia clonati. Il presunto truffatore utilizzando il titolo rubato o clonato si presentava in prima persona all'ufficio postale e, mostrando il documento contraffatto, riportante, ovviamente, lo stesso nome che c'era sul titolo, apriva il conto, versava il titolo e poi riscuoteva i soldi, tramite bonifici su post pay o emissione di assegni. In altri casi, quando i destinatari dei titoli di credito per caratteristiche di sesso ed età non potevano essere sostituiti dagli appartenenti al gruppo di presunti truffatori, si avvalevano di terze persone (cosiddetti cavallini), che venivano ingaggiate di volta in volta per interpretare il ruolo del beneficiario.

«Queste ultime - hanno spiegato gli investigatori - dopo essere state munite di falsi documenti, si presentavano presso gli istituti di credito e gli uffici postali, dove fingendo di essere i beneficiari dei titoli ponevano in essere le operazioni necessarie per il compimento delle transazioni. Tali soggetti, al buon esito delle operazioni, venivano ricompensati con delle percentuali sul profitto». Nel corso delle indagini sono stati presentati all'incasso titoli per oltre 500mila euro, il cui esito non sempre è andato a buon fine grazie all'intervento preventivo dei carabinieri, che già erano sulle tracce del presunto sodalizio, e ai controlli di istituiti di credito e uffici postali.
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