Frosinone, a rischio
la Direzione provinciale
del Lavoro

Gli uffici della Direzione Territoriale del lavoro a Frosinone
di DENISE COMPAGNONE
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Giovedì 6 Novembre 2014, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 16:48
Frosinone potrebbe perdere anche la Direzione Territoriale del Lavoro. Sarebbe una delle conseguenze del nuovo assetto organizzativo dell’attività ispettiva che sta varando il Governo Renzi, su delega del Parlamento. L’obiettivo è quello di realizzare un’agenzia unica del lavoro che vada ad accorpare le direzioni provinciali del lavoro con gli uffici ispettivi dell’Inps e dell’Inail a livello regionale, prevedendo anche strumenti e forme di coordinamento con Asl e Arpa. Insomma una sorta di super ispettorato unico che riunisca in un unico ente tutte le funzioni oggi sparse su più fronti. L’iter è partito da un emendamento presentato lo scorso 17 settembre al disegno di legge 1428 denominato “razionalizzazione e semplificazione dell’attività ispettiva” che molto probabilmente, tra le altre cose, porterà all’accentramento a Roma di tutti i relativi uffici dislocati nelle province. Lo spirito del nuovo assetto è quello di “semplificare e razionalizzare le risorse umane ed economiche”. Previsti benefici anche per i privati, visto che questo consentirà ad esempio di evitare “la duplicazione degli accertamenti a carico di una medesima impresa da parte di diversi organi di vigilanza”. Obiettivo nobile dunque, sia per la pubblica amministrazione che per i privati, ma le ripercussioni, a livello locale, non sarebbero felici. Senza contare lo stravolgimento che riguarderebbe i dipendenti, i risvolti per l’economia locale sarebbero notevoli. Basti pensare soltanto, ad esempio, alle centinaia di cittadini che si recano ogni settimana presso gli uffici di piazza Ferrante nel capoluogo, per reclamare la garanzia di regole lavorative certe (con l’applicazione del contratti collettivi oppure) o per denunciare casi di sfruttamento della manodopera, oggetto di cronaca quotidiana. Sarà inevitabile la “migrazione” quotidiana di tali utenti (dai semplici lavoratori ai consulenti del lavoro, dai commercialisti agli avvocati, dai datori di lavoro ai sindacati) verso la Capitale per funzioni cruciali che vengono quotidianamente svolte a Frosinone. Qualche esempio? Parliamo di denunce, tentativi di conciliazione monocratica tra datori e lavoratori, rapporti con enti ed istituzioni contro il lavoro sommerso, verifica delle procedure di cassa integrazione o mobilità, fino all’attività di polizia giudiziaria su delega dell’autorità giudiziaria ma anche semplicemente il rilascio del patentino di primo grado per i caldaisti e il relativo rinnovo. Ma non finisce qui. Venendo a mancare la presenza diretta sul territorio sarà inevitabile anche l’allentamento dei controlli sul lavoro nero o sulla sicurezza. Tra l’altro, come spesso accade, ci sono incongruenze notevoli: la manovra dell’accentramento nella Capitale è mirata a risparmiare su affitti ed utenze ma le Direzioni territoriali del lavoro sono per lo più autosufficienti, visto che sia il pagamento degli stipendi degli ispettori sia l’affitto sono spese coperte con le sanzioni incassate nei controlli. Insomma dopo la Banca d’Italia la provincia potrebbe perdere un altro pezzo importante del proprio tessuto socio economico.



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