Fiume Sacco, nuovi e oscuri sversamenti: acqua marrone. Indagano i carabinieri

Fiume Sacco, nuovi e oscuri sversamenti: acqua marrone. Indagano i carabinieri
di Paolo Carnevale
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Giovedì 3 Novembre 2022, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 14:22

Torna purtroppo d'attualità il problema dello stato delle acque del Sacco, il fiume che attraversa, tra gli altri, il comune di Anagni. E che, purtroppo, negli ultimi anni più volte è salito alla ribalta per questioni relative all'inquinamento. L'ultimo episodio in ordine di apparizione è quello segnalato un paio di giorni fa al confine tra i comuni di Anagni e Sgurgola: qui infatti diversi cittadini hanno notato, lanciando prontamente l'allarme, come nella zona il fiume avesse improvvisamente cambiato aspetto, con l'acqua che era diventata color ruggine. Tra gli altri, a lanciare l'allarme è stato un consigliere comunale, Massimo Corsi, esponente della minoranza al comune di Sgurgola.

IL FENOMENO

Passando in quell'area, il consigliere si è accorto del colore innaturale delle acque; colore che derivava dal fatto che si stavano verificando una serie di sversamenti ovviamente non previsti in quella zona.

Sversamenti che avevano provocato il marrone scuro, del tutto innaturale, delle acque del fiume. Corsi ha espresso tutta la propria contrarietà nei confronti dell'accaduto, ribadendo soprattutto la necessità di tenere alta l'attenzione per le evidenti conseguenze di questi fatti sull'ambiente circostante. In seguito alla segnalazione - anche da parte di alcuni cittadini - in pochi minuti sono arrivati carabinieri forestali della stazione di Guarcino ed anche il personale dell'Arpa Lazio, l'Agenzia regionale per l'ambiente. I tecnici, una volta giunti, hanno prelevato alcuni campioni d'acqua. Che adesso verranno studiati per analizzarne esattamente la composizione. L'obiettivo è quello di risalire all'identificazione esatta di quello che è stato gettato nel fiume; per poter poi eventualmente fare luce anche sui responsabili di questo gesto.

I PRECEDENTI

Purtroppo, come detto, non si tratta della prima volta che accade una cosa del genere. Ormai da anni la zona del fiume Sacco è al centro di polemiche e di allarmi ambientali.
Il caso più grave è quello che circa 20 anni fa, nel luglio del 2005, nella zona del Rio Mola Santa Maria ( un affluente del Sacco), provocò la morte di ben 25 mucche, che avevano bevuto l'acqua del fiume. Che, si scoprì poi, era stata contaminata dall'arsenico. Un disastro che ha sollevato il tema sull'inquinamento di una zona, la valle del Sacco appunto, molto penalizzata da questo punto di vista. Un tema, quello dell'inquinamento, che da anni vede in prima fila numerose associazioni ambientali (tra cui Legambiente Anagni) che chiedono una maggiore attenzione nei confronti del territorio. La vicenda della Valle del Sacco, nel suo insieme, è da anni al centro dello scontro politico e finora la bonifica è rimasta una chimera.

BIODIGESTORE

E, sempre nell'ambito della difesa dell'ambiente, ieri gli esponenti del comitato No Biodigestore hanno annunciato di aver notificato 18 motivi aggiunti al ricorso al Tar contro la Regione Lazio in relazione alla conferenza dei servizi che lo scorso 9 agosto ha concesso l'autorizzazione al progetto di biodigestore da realizzare all'interno del territorio comunale di Anagni. Un progetto, come noto, fortemente voluto dalla società pubblico-privata Energia Anagni. Che punta a realizzare gas biometano dal trattamento di rifiuti organici. Un progetto che però vede da mesi la decisa contrarietà di tantissimi cittadini e di associazioni della zona. Per i quali la quantità di rifiuti che, a regime, dovrebbe essere trattata, circa 84.000 tonnellate all'anno, potrebbe creare ancora problemi all'ambiente. Di qui il ricorso inoltrato al Tar. Gli esponenti del comitato No Biodigestore hanno anche auspicato l'intervento del comune di Anagni per sostenere il ricorso contro il progetto.
 

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