Giuseppe Consolo
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La difesa delle donne passa anche dalla legge contro l’infibulazione

di Giuseppe Consolo
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 12:38

È un argomento che sta alimentando il dibattito di questi giorni quello che riguarda direttamente la lotta e la violenza sulle donne, gli sforzi che devono essere ancora compiuti e le strategie, anche normative, da adottare. Un’importante iniziativa normativa è stata colta, anni fa, approvando una fondamentale modifica al Codice penale, con l’introduzione del reato contro l’infibulazione. La violenza perpetrata su bambine dai due ai dieci anni è infatti la prima forma di violenza contro la quale, per il solo fatto di essere di sesso femminile, già da piccolissime, devono combattere quelle che saranno donne di domani. Si tratta di un tema che mi sta particolarmente a cuore, essendo il padre della cd. Legge Consolo (più precisamente, Legge n. 7/2006) che, nel nostro ordinamento, ha introdotto il reato contro le pratiche di mutilazione genitale femminile.


Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), l’infibulazione e le altre pratiche di mutilazione sessuale riguardano nel mondo ben 130 milioni di donne e, ogni anno, due milioni di bambine rischiano la stessa sorte. È una pratica presente in ben 28 paesi dell’Africa, con punte a volte drammatiche, soprattutto in paesi quali la Somalia, dove la diffusione raggiunge il 98%, per un totale di circa 3.700.000 donne mutilate e 700.000 donne anch’esse mutilate nel Gibuti, ed il 98% in Etiopia, Eritrea e Sierra Leone.

E’ giusto ricordare non solo i Paesi dell’Africa, ma anche alcune comunità minoritarie di paesi quali l’Indonesia, lo Sri Lanka e la Malesia.


Le donne colpite dalle mutilazione genitale rimangono vittime per tutta la vita di infezioni, senza dimenticare l’aumento del rischio di contrarre il virus dell’HIV. L’approvazione della Legge Consolo ha colmato una grave lacuna nel nostro ordinamento che non prevedeva altra tutela se non quella fornita dall’articolo 582 del codice penale sul reato di lesioni, punito, pensate che orrore, con la pena della reclusione solo da tre mesi a tre anni. Per concludere, ricordiamo che le bambine che si sottopongono a questa aberrante pratica sono accompagnate da coloro che dovrebbe dare loro tutela ed invece vengono sottoposte a questa vera e propria tortura. Sicuro che il governo Meloni, nella lotta contro la violenza sulle donne, mutuando anche le disposizioni di cui alla Legge n. 7/2006 sopra citata, possa contribuire a sconfiggere questo dramma sociale.
 

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