Ginevra Cerrina Feroni*

La missione delle Università e quegli insulti a una donna

La missione delle Università e quegli insulti a una donna
di Ginevra Cerrina Feroni*
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Giovedì 25 Febbraio 2021, 21:41 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 01:11

Continua a far discutere un video stupefacente circolato in rete, ed ora opportunamente rimosso, nel quale con una sequela di inauditi insulti sessisti e classisti, un noto docente universitario offende una donna, personaggio pubblico, politicamente impegnata su fronti divergenti rispetto al docente e, peraltro, leader dell'unico partito di opposizione italiano. L'occasione è una intervista concessa dal suddetto professore, alla presenza anche di un altro noto  personaggio, appartenente al medesimo cenacolo intellettuale-culturale-politico, che nel video medesimo condivide e stimola la scelta di altri epiteti crudelmente offensivi. Dunque, due uomini, che nella loro marcata presunzione di superiorità intellettuale e culturale, procedono con un attacco verbale forsennato contro la donna che ha messo in atto scelte politiche dissonanti rispetto alle loro. E che, per questo, viene pubblicamente irrisa con epiteti rozzi e volgari, psicologicamente mortificata nel suo Io profondo, ferita nelle proprie imprescindibili risorse narcisistiche di donna.


Un episodio serio. Anzi serissimo. Che impone riflessioni su una molteplicità di aspetti. Non è di alcuna rilevanza in questa sede l'appartenenza politica del protagonista del video. Ci interessa solo  il fatto  in sé, ovvero che a dar prova di una simile barbarie verbale nei confronti di una donna sia stato proprio un docente in una Università degli Studi. Contesto per eccellenza deputato alla formazione dei giovani, alla valorizzazione di un loro pensiero critico, libero da condizionamenti stereotipati.


L'Università nasce come luogo istituzionale della dialettica, attraverso la contrapposizione di tesi e antitesi, e l'elaborazione di sintesi, sempre provvisorie e mai definitive, ma anzi superabili da nuove tesi che le possano confutare, anzi benvenute per definizione. Non per nulla l'atto formale di una laurea in ogni parte del mondo è la «discussione di una tesi».

Alla contrapposizione tra tesi e antitesi è coessenziale una pluralità di soggetti (almeno 2) che - in quanto liberi - per definizione devono considerarsi portatori di idee diverse, anzi contrapposte, come negantesi reciprocamente.


Questa è la radice prima del pluralismo - concetto moderno in politica - quanto antichissimo nella filosofia in quanto coincidente con la sua stessa nascita nella dialettica greca.
Il pluralismo in una Università tanto dovrebbe essere scontato quindi - pertenendo alla sua essenza dialettica - quanto scontata dovrebbe essere l'incompatibilità della offesa e della violenza  verso l'avversario politico anche nel più appassionato dei confronti.


Il fatto avvenuto ci interroga su tutto ciò e, primariamente, su un quesito, ovvero, se il ruolo di un docente debba limitarsi  alla sola trasmissione di un sapere accademico,  oppure se tale ruolo debba continuare ad  essere strettamente compatibile con  una attitudine  pedagogica ad adultizzare  l'individuo-cives, forgiata sul valore della dignità personale, sul rispetto dell'altro e della diversità, in un'ottica ampia dell' inclusione e non della espulsione.
Riteniamo imprescindibile questa commensalità delle due diverse funzioni nel pieno rispetto anche del Dna della nostra Carta Costituzionale che sancisce la parità di genere e, sopra di tutto, la piena tutela della persona umana.


Ritornando al contenuto del video suddetto e alle espressioni  verbali del  docente universitario, torna in mente una affermazione di Enrico  Berlinguer contenuta in una intervista concessa a Carla Ravaioli nel 1978:  Non può essere libero un uomo che opprime una donna.
Su questo e su ben altro dovrà riflettere il professore.


*Ordinario di Diritto Costituzionale e Vice Garante Privacy

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