Angelo De Mattia
Angelo De Mattia

Priorità e riforme/Il cammino del governo per uscire dalla notte

di Angelo De Mattia
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 21:13

«Sentinella, a che punto è la notte?»: la notte della guerra e l’alba della pace. La prospettiva di un efficace contrasto della crisi economica e del disagio sociale, la coesione politica negli obiettivi di fondo: sono gli impegni straordinari che si presentano alla neo-premier Giorgia Meloni per uscire metaforicamente dalla notte.

 
Già domani, con la partecipazione del neo-ministro Gilberto Pichetto Fratin alla riunione con i colleghi europei dell’energia sul minimo accordo raggiunto sul gas, vi sarà un esordio non certo ordinario. Ma, soprattutto, nelle stesse ore la neo premier esporrà alle Camere il programma del suo esecutivo, particolarmente atteso per la numerosità e complessità delle sfide da fronteggiare. Sarà una prima prova fondamentale.

Dagli indirizzi e dalle linee generali si potrà e si dovrà cogliere quale sarà la strada che Meloni e la maggioranza intendono percorrere, in una situazione straordinaria che chiama in ballo tutte le prerogative di un governo, dalla politica estera ed europea a quella economica e di finanza pubblica, per passare alla politica sociale, nel mentre permane quello che si potrebbe ancora definire uno “stato di eccezione”. 


Vi sono, perciò, misure da assumere subito, a cominciare dal peso delle bollette, per alleggerire gli oneri che gravano su famiglie e imprese. E per far sì che esse possano preludere a coerenti interventi strutturali da adottare prossimamente. 
Poi si presenta la dura triade: messa a punto della proposta di Bilancio, anche con i rapporti che ciò comporta con la Commissione Ue; azioni in sede europea per concretare la fragile intesa sul gas, cercando di farla evolvere senza troppi limiti e paletti, compito tutt’altro che facile; infine, adeguare il Pnrr alle necessità indotte dalla crisi, in particolare in materia di energia, senza però sottovalutare la rapidità della realizzazione avendo presente la necessità di un’ampia convergenza a livello europeo.


Su tutto dominano le iniziative imposte dalla guerra e dall’obiettivo della pace. A maggior ragione, se si confermerà nei prossimi trimestri l’ingresso sostanziale dell’Italia in recessione, bisognerà rivedere la programmazione delle grandezze economiche fin qui predisposte modificando le previsioni di deficit, innalzando il rapporto con il Pil sicuramente oltre il 4% indicato per il prossimo anno. 
Naturalmente l’impresa, con quel che significano investimenti e produttività totale dei fattori, e il lavoro da un lato, il disagio sociale crescente dall’altro, debbono essere al centro dell’azione di governo.

Si devono prevenire un depauperamento del tessuto economico e i rischi per la tenuta sociale (si veda il rapporto della Caritas), come del resto ha sottolineato un autorevole esponente del governo come Guido Crosetto.


Combattere giustamente l’inflazione, ora intorno al 9%, non significa accedere tout court a scelte pesantemente rigoristiche. La Bce, giovedì prossimo, aumenterà i tassi di riferimento probabilmente di un ulteriore 0,75 per cento. 
Un raccordo tra politica monetaria e politiche economiche, nonché auspicabilmente dei redditi, si impone se non si vogliono subire dei contro-effetti. Agevolazioni per l’impiego del risparmio depositato nei conti correnti bancari in quantità straordinarie, affinché possa essere travasato nell’economia reale direttamente, non potranno mancare.

 
Non i classici primi 100 giorni, ma i primi sessanta - dopo la verifica di quanto lasciato in eredità dal cessato governo - dovranno, nell’emergenza, presentare l’immagine, il paradigma del nuovo esecutivo. Poi dovrà essere avviata la fase strutturale, di medio termine, che riguardi il completamento e il rafforzamento delle riforme avviate in campo economico, sociale, normativo-istituzionale. 
Il successo o l’insuccesso della terapia d’urgenza saranno oggettivi profeti dei risultati che potranno conseguire le misure di maggior respiro. Ex malo bonum: dalla crisi si può uscire rinnovati. Non è un auspicio, è la parola d’ordine.

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