Paolo Pombeni
​Paolo Pombeni

L'appello del Colle/ Il sostegno che la politica deve dare al cittadino

di ​Paolo Pombeni
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Giovedì 21 Dicembre 2023, 00:13

Definire di alto profilo il discorso di Mattarella alle alte cariche dello Stato non è cedere neppure un poco alla retorica di circostanza che si utilizza in questi casi, perché il Presidente della Repubblica ha scelto di svolgere una riflessione che affrontasse pienamente il nodo profondo con cui tutte le società, non solo la nostra, fanno i conti: la grande transizione storica in cui siamo immersi, quel “tempo nuovo” che genera paure, ma nel cui contesto dobbiamo costruire la nostra speranza. “Tempo affascinante, ma difficile” ha detto in apertura, e proprio per questo fase storica che ci impone di recuperare fiducia nel futuro. Non si tratta solo di prendere atto di sconvolgenti fenomeni che già si sono imposti all’attenzione del mondo: il ritorno della guerra come via per risolvere conflitti storici, ma anche per mettere brutalmente in discussione equilibri conseguiti, portandosi dietro distruzione e morte a livelli drammatici; la questione ambientale la cui dimensione ci coinvolge sempre più; l’ampliarsi della forbice dei divari sociali che scava solchi anche per la crescita delle diseguaglianze nel campo della conoscenza. 

Sono fenomeni globali, che divengono però incomprensibili e di conseguenza ingovernabili se non vengono inquadrati nell’analisi del tornante della storia in cui viviamo. Esso comporta anche per la velocità del cambiamento in atto una crisi dell’ordine sociale più profonda e più densa di incognite di quanto apparve con la rivoluzione industriale di inizio Ottocento.  Mattarella ha voluto dedicare una puntuale analisi a questo cambiamento. Emblematicamente è partito dalla sfida che pone lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, un fenomeno che incide sul mercato del lavoro cambiandone la stratificazione e la fisionomia, ma al tempo stesso sugli equilibri della economia finanziaria, sulla organizzazione dei flussi di informazioni, a cominciare da quelli politici, che possono venire non solo manipolati, ma falsificati creando mondi paralleli che tagliano fuori gli uomini dai contesti reali in cui vivono.


È questo mutamento che ha creato nuovi poteri che si definiscono “sovrani” senza esserlo nel senso classico del termine: plutocrazie, si direbbe resuscitando un vecchio termine, o come è stato più sobriamente detto “oligarchi” che si sottraggono agli obblighi fiscali (obblighi prima di tutto di solidarietà), che agiscono come contropoteri cercando persino il dominio privato dello spazio e il controllo delle grandi reti di scambio informatico, che non hanno remore ad infilarsi in quello che definiscono “il mercato politico” (il Presidente non ha citato casi, ma a noi ascoltatori mentre parlava appariva in controluce il fantasma di Elon Musk … e non solo).

Mattarella non ha voluto limitarsi ad un discorso di messa in guardia contro le incognite della transizione epocale. Con sobria forza come è nel suo stile ha richiamato le risorse che abbiamo a disposizione per governare positivamente il cambiamento. Innanzitutto l’eredità di quel modello occidentale e in specie europeo ci consegna strumenti per governare le angosce di questo tempo (non fosse altro, aggiungiamo noi, per la consapevolezza che la storia di questo modello ci mostra come con esso siano stati affrontati e superati precedenti tornanti storici altrettanto drammatici). Poi il valore della solidarietà, intrinseco a quel modello tanto sociale quanto politico, e per questo capace di presidiare i valori di pace, democrazia e libertà (quella del sereno confronto fra idee, non di zuffa fra opposte propagande).


Non sono cose scontate, è la consapevolezza che abbiamo imparato come la difesa dall’oscurità di certe evoluzioni venga non dal porre ostacoli, ma dal creare regole, innanzitutto a tutela della democrazia (come sta cercando di fare anche la UE). Qui il Presidente è entrato nel campo del nostro quadro costituzionale, tenendosi con maestria lontano dalle polemiche su riforme istituzionali più o meno auspicate, ma affrontando invece il nodo cruciale che dovrebbe preoccupare chiunque abbia attenzione agli equilibri del nostro sistema politico: l’imparzialità che deve caratterizzare ogni amministrazione pubblica perché senza di essa non vi è fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini. Alle preoccupazioni che non ha nascosto per il calo costante e assai sensibile della partecipazione dei cittadini alle elezioni ha però risposto ricordando il senso di unità e la qualità che anima il popolo italiano. È questo che richiede la responsabilità di tutti, perché nulla è scontato nei risultati che abbiamo ottenuto con la nostra democrazia, ma è la responsabilità di tutti che porterà il nostro paese a vivere con profitto nel “tempo nuovo” che avanza con grande velocità.


Chi ha a cuore la maturazione dell’opinione pubblica in questi tempi di angoscia (cui si cerca non di rado di rispondere con l’esaltazione a prescindere) accoglie con riconoscenza un discorso come quello pronunciato ieri da Mattarella, perché si è misurato con una lettura della storia profonda del nostro tempo mostrando che alla gente la politica non deve dare polemiche di giornata, ma strumenti per leggere la realtà complessa in cui vive.

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