Cambio euro-dollaro conviene? Viaggio a New York più vicino ma petrolio in salita: pro e contro della moneta Usa «forte» in Italia

Venerdì 3 Marzo 2023, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 18:21

Cosa succede


Due tra gli attori più forti nel mondo dal punto di vista economico sono gli USA e l'Italia. Se è vero che il nostro Paese sta mettendo e ha messo appunto diverse manovre fiscali gli Stati Uniti stanno gradualmente trascorrendo un momento complicato dal punto di vista economico dall’inizio dell’Amministrazione Biden.

Sui mercati si stanno verificando movimenti apparentemente paradossali. Ieri, i rendimenti sovrani nell’Eurozona sono saliti a seguito della pubblicazione del dato sull’inflazione di febbraio rilevatosi superiore alle attese. Ciononostante, il cambio euro-dollaro è sceso sotto la soglia di 1,07. In un mese esatto, cioè dall’ultimo board della Banca Centrale Europea (Bce), perde il 3,6%.

Con tassi Bce attesi in maggiore rialzo rispetto alle previsioni passate, la moneta unica dovrebbe rafforzarsi. Sta accadendo il contrario. Anziché attirare flussi di capitali da Oltreoceano, i maggiori rendimenti sovrani sembrano essere frutto proprio di deflussi dall’Eurozona in favore degli Stati Uniti. Se ciò è possibile, bisogna guardare a quanto sta accadendo al di là dell’Atlantico.Nelle ultime settimane, però, si sono moltiplicati i segnali circa un’inflazione americana «sticky», cioè che non vuole sentirne di scendere rapidamente. Dal 6,5% di gennaio al 6,4%.

In soldoni, se il cambio euro-dollaro non riesce a risalire e, al contrario, ha ingranato la retromarcia, è perché la divergenza monetaria scontata dal mercato tra Fed (Riserva federale, Banca centrale degli Stati Uniti) e Bce rimane intatta. Detto diversamente, è vero che i tassi Bce saliranno più di quanto avessimo immaginato fino a qualche mese fa, ma lo stesso dicasi per i tassi Fed. A gennaio, l’euro aveva corso contro il dollaro sull’attesa di una riduzione della divergenza monetaria. Invece, c’è persino il rischio che questa aumenti.

Ma cosa significa per l'Italia?

Ad oggi il valore è di 1,07 dollari, piuttosto al ribasso, condizione che vede una minore differenza tra le due valute e quindi un dollaro «forte», nonostante l’inflazione interna degli Stati Uniti che però attraverso la banca nazionale stanno comunque adoperando delle manovre finanziarie che tengono il valore «alto»: questo rende meno remunerative le potenzialità di altre valute quindi le risorse «convertite» da dollaro ad euro o viceversa vanno ad avvantaggiare il compratore che fa ricorso alla moneta statunitense, di contro è maggiormente utile per chi fa ricorso ad investimenti con il dollaro.

In linea di massima il dollaro «forte» è una non buonissima notizia per il nostro Paese perchè non permette di vendere risorse in euro in modo molto conveniente.

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