Un mezzo flop. I numeri della Funzione pubblica sullo sciopero dei dipendenti pubblici proclamato ieri da Cgil, Cisl e Uil parlano di un'astensione di poco superiore al 4%. Si tratta di 21 mila lavoratori su 606 mila rappresentati dalle amministrazioni che hanno comunicato i dati tramite procedura Gepas. Per dare un'idea, in occasione dell'ultimo sciopero confrontabile, quello unitario del 2008, si assentarono dal lavoro il 13% degli statali. Come a dire che in questa circostanza le adesioni si sono fermate a meno di un terzo rispetto a dodici anni fa. Si tratta di cifre provvisorie, ma quelle definitive non dovrebbero discostarsi di molto. I sindacati hanno scelto di non dare proprie percentuali, pur parlando di «adesione alta».
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La giornata
La giornata è stata contrassegnata dalla polemica tra il ministro Fabiana Dadone e le parti sociali.
Ieri sono stati garantiti i servizi essenziali mentre la scuola non era interessata dall'agitazione (hanno incrociato le braccia solo i lavoratori impegnati nei nidi e nelle materne). Le lavoratrici ed i lavoratori della Pubblica amministrazione che hanno partecipato si sono astenuti per l'intera giornata o turno di lavoro, con lo slogan Rinnoviamo la Pa, che ha accompagnato l'iniziativa di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa. Una giornata, come detto, all'insegna del botta e risposta con la ministra della Pa, Dadone, che vedrà oggi i sindacati. Una convocazione dagli stessi considerata «tardiva» («la responsabilità dello sciopero è di chi non ha trovato tempo dal 20 ottobre, giorno della proclamazione dello stato di agitazione») e che per il momento non ha avvicinato le posizioni. La ministra conferma «la difficoltà di riuscire a reperire un incremento delle risorse», per il rinnovo dei contratti della Pa, come richiesto dai sindacati. «Quello che possiamo fare allo stato attuale per andare incontro a chi guadagna di meno ha detto Dadone è dire che, all'interno dei 400 milioni stanziati, che si aggiungono ai 3,2 miliardi della precedente manovra, i 270 milioni dell'indice perequativo vengano destinati a chi guadagna di meno». Parole che vengono respinte dai sindacati, secondo il quali «è già così per effetto delle scelte che i sindacati hanno fatto nella tornata precedente, introducendo l'elemento perequativo. Lei non se ne era minimamente preoccupata e se non avessimo proclamato lo sciopero anche quelle risorse sarebbero state sottratte dalle buste paga attuali di tutti i dipendenti pubblici.
Le reazioni
In vista dell'incontro in programma in queste ore il ministro sposta il punto sulla valorizzazione del personale: «Se la questione si riassume soltanto in dare più risorse o non dare più risorse trovo che sia riduttivo anche l'effetto dello sciopero stesso: si cala la maschera» ha avvertito Dadone. Duro il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan: «Il ministro ha detto cose con tante contraddizioni. Non ci sono le assunzioni richieste e gli interventi di sicurezza per i lavoratori e le lavoratrici e dimentica che i pubblici dipendenti sono stati 12 anni senza rinnovo del contratto». «La dignità dei lavoratori e delle lavoratrici sottolinea il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, - passa attraverso una redistribuzione della ricchezza e per fare questo serve rinnovare i contratti».