Statali, scivoli e poche assunzioni: rosso di 40 miliardi. Il rapporto tra lavoratori e pensionati è di uno a uno

Statali, scivoli e poche assunzioni: rosso di 40 miliardi. Il rapporto tra lavoratori e pensionati è di uno a uno
di Andrea Bassi
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Mercoledì 17 Gennaio 2024, 08:59

Più di un decennio di blocco del turn over. Ma anche gli scivoli introdotti dai vari governi, a partire da Quota 100, utilizzati a piene mani dai dipendenti pubblici. I conti previdenziali degli statali sono in rosso. Profondo rosso. Il "buco" è di quasi 40 miliardi di euro (39 per l'esattezza). Non è una sorpresa. Sono ormai diversi anni che la tendenza è questa. Per comprenderne le ragioni basta leggere le tabelle. Quelle pubblicate dal Centro studi Itinerari Previdenziali, innanzitutto. I dipendenti pubblici in pensione, si legge nei documenti resi disponibili con il rapporto presentato ieri alla Camera dal presidente Alberto Brambilla, sono 3,1 milioni e ogni mese percepiscono una pensione media di 2.062 euro.

 

Il costo annuale

I dipendenti pubblici attualmente in servizio, secondo i dati del Conto annuale del Tesoro, sono 3,2 milioni. Ogni lavoratore pubblico insomma, deve "reggere" un pensionato. Per tenere in equilibrio il sistema, questo rapporto dovrebbe essere all'incirca di 1,5. La gestione, insomma, è squilibrata: le pensioni dei dipendenti pubblici costando circa 82 miliardi di euro, le entrate non arrivano a 43 miliardi.Ma, come spiega il Rapporto, il quadro futuro è in «evoluzione». Il turn over è stato sbloccato, e ogni anno ora sono previste circa 170 mila assunzioni. Ma soprattutto con la manovra finanziaria è arrivata una prima "correzione" del sistema previdenziale dei dipendenti pubblici. Il riferimento è al ricalcolo delle quote retributive delle pensioni dei medici, dei maestri, degli infermieri, dei dipendenti comunali e degli ufficiali giudiziari. Un taglio dei futuri assegni che ha fatto molto discutere e che è stato parzialmente corretto dal governo.

Ma che comunque farà risparmiare nei prossimi due decenni una decina di miliardi di euro alle casse pubbliche.

Il passaggio

Se la gestione dei dipendenti pubblici è in rosso, quella dei dipendenti privati gode invece di una buona salute. L'aggregato dei fondi pensione dei lavoratori privati comprende, oltre al Fondo pensioni lavoratori dipendenti in senso stretto (Fpld), anche i dati relativi alla gestione dei dirigenti di aziende industriali (ex Inpdai) e alle gestioni degli ex fondi speciali (fondo trasporti, telefonici, elettrici) che, con contabilità separate, sono confluiti nel tempo al suo interno. Guardando però al Fpld in senso stretto, che rappresenta peraltro la gestione previdenziale numericamente più significativa del comparto, il saldo previdenziale al 2022 è positivo per 17,7 miliardi di euro, nettamente superiore ai 11,5 miliardi del 2021. Oltre alla gestione dei dipendenti privati ci sono solo altre tre gestioni attive nei conti dell'Inps: i commercianti, che hanno raddoppiato il loro saldo positivo (da 654 milioni a 1,3 miliardi di euro); i lavoratori dello spettacolo ex Enpals, con 373 milioni (288 nel 2021), e la Gestione separata dei lavoratori parasubordinati. Con un saldo che è passato da 7,7 a 8,4 miliardi. Tutte le altre gestioni presentano invece disavanzi. In rosso sono i fondi ex Inpdai, il fondo ex Ferrovie dello Stato, il fondo Cdcm (coltivatori diretti, coloni e mezzadri) e la gestione degli artigiani. Senza l'apporto complessivo delle gestioni attive (32,1 miliardi, Casse dei liberi professionisti comprese), il deficit del sistema pensionistico italiano ammonterebbe addirittura a circa 54 miliardi di euro.
 
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