Produzione industriale giù: pesa l’effetto Bce sui tassi

A marzo nuova flessione dello 0,5% e su base annua la discesa è del 3,5%. Le aziende soffrono un costo del denaro a livelli record. Primo taglio solo a giugno

Produzione industriale giù: pesa l’effetto Bce sui tassi
di Francesco Bisozzi e Rosario Dimito
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Sabato 11 Maggio 2024, 06:20
Del domani non c'è certezza. Così, probabilmente, commenterebbe l'attuale congiuntura un Lorenzo de' Medici di oggi, alla luce degli indicatori che fotografano lo stato di salute odierno del sistema Italia. Nello specchietto retrovisore si continuano a vedere i dati (ultra)positivi sull'occupazione, che con un tasso al 62,1% ha segnato a marzo un nuovo record, oltre a quelli ancora più recenti sul Pil, che secondo le stime preliminari dell'Istat è cresciuto dello 0,3% nella prima parte del 2024. 
Ma oltre il parabrezza, sulla linea dell'orizzonte, ecco le nubi (e le incognite) che adombrano la futura crescita dell'economia tricolore. In particolare, preoccupa la produzione industriale che in Italia, a marzo, è scesa dello 0,5% su base congiunturale, e addirittura del 3,5% a livello tendenziale. Spie di allarme sul cruscotto dei comandi che è meglio non sottovalutare. Le sfide legate alla produttività in Europa e il declino di quest'ultima nelle economie principali dell'Eurozona, come Paesi Bassi, Francia, Germania e Italia, preoccupano anche Standard & Poor's in vista delle prossime elezioni europee. 
LE PROSPETTIVE FUTURE
In questo contesto pesa come un macigno, nemmeno a dirlo, il mancato taglio dei tassi da parte della Bce di Christine Lagarde a inizio primavera. 
La buona notizia? Nell'ultima riunione della Banca centrale europea dell'11 aprile – così emerge dalle minute della riunione di un mese fa – i membri del consiglio direttivo hanno ritenuto «plausibile» un taglio dei tassi a giugno, se verranno confermate le prospettive d'inflazione indicate nelle previsioni di marzo. Più nel dettaglio. 
La produzione industriale italiana è tornata a calare a sorpresa a marzo, circa in linea, come detto, con quanto visto negli altri grandi Paesi dell’Eurozona. A ben vedere, potrebbe aver pesato anche la Pasqua precoce di fine marzo: in tal senso, è possibile un rimbalzo ad aprile, anche se l’industria verosimilmente frenerà il valore aggiunto anche nel trimestre in corso. Il manifatturiero ha subito una forte battuta d’arresto nel periodo, ma i segnali di ripartenza del commercio internazionale e il varo degli incentivi del pacchetto “Transizione 5.0” potrebbero favorire una moderata ripartenza dell’industria nel secondo semestre. Nel frattempo, l’economia continuerà a essere trainata dai servizi. E ancora. 
Il rallentamento del prodotto interno lordo su base congiunturale nel primo trimestre rappresenta senz'altro un campanello di allarme, però i rischi al ribasso sulla previsione di crescita annua del Pil dello 0,7% nel 2024 restano contenuti. Nel mese, comunque, la flessione è generalizzata: si salva solo l’energia, che rimbalza di +1,7% mese su mese. I beni intermedi risultano poco variati per il terzo mese di fila. La contrazione è particolarmente ampia per i beni capitali (-3,8% da +3,4%, mese su mese) e per i beni di consumo durevoli (-2,4% da +0,6%). Tutti i macro-gruppo sono in calo su base annua, con la sola eccezione dell’energia, poco variata. 
I SETTORI
Lo spaccato per settore mostra, poi, che la contrazione congiunturale nel mese è ancora più ampia per il solo settore manifatturiero (-1% mese su mese). Diversi comparti registrano flessioni superiori ai tre punti percentuali nel mese, tra cui mezzi di trasporto, macchinari, apparecchiature elettriche e altre industrie manifatturiere. Nel mese recuperano in compenso chimica, carta, legno e stampa, e tessile. Gli unici settori in progresso su base annua sono: farmaceutici; raffinazione; chimica; carta, legno e stampa; industria alimentare. Tessile e mezzi di trasporto sono i comparti maggiormente in rosso su base tendenziale, con flessioni annue nell’ordine di nove punti percentuali. In sintesi, da noi la produzione industriale si è contratta, a sorpresa, in misura simile a quanto avvenuto in Francia e Germania. Per quanto ci riguarda, il mercato si aspettava a marzo un balzo dello 0,3%, dopo il +0,1% di febbraio. 
Le sfide che attendono il sistema Italia dopo le elezioni europee sono al centro anche del forum, in corso di svolgimento a Napoli. della Piccola Industria, anima del sistema di rappresentanza degli industriali visto che rappresenta oltre il 90% delle imprese associate a Confindustria. Avvertono le pmi: «Serve un fondo europeo per le transizioni, finanziato con Eurobond europei. Gli investimenti da fare saranno tantissimi, solo per l'Italia si stima che servano 1.100 miliardi di investimenti e il Pnrr ne mette in campo solo una piccola parte».
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