Le banche: «Pronti ad alzare la remunerazione dei conti». A Piazza Affari il comparto torna in rialzo

Salirà il tasso dei depositi delle famiglie. Oggi il comitato di presidenza dell’Abi

Le banche: «Pronti ad alzare la remunerazione dei conti». A Piazza Affari il comparto torna in rialzo
di Rosario Dimito
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Mercoledì 9 Agosto 2023, 23:58

Si scioglie dopo 24 ore e un falò di 9 miliardi di capitalizzazione di borsa, la tensione fra governo e banche sugli extra profitti. Alla fine, il costo-extra che si era ridotto da 9 a circa 3 miliardi, potrebbe essere di circa 1 miliardo, attraverso l’aumento del costo della raccolta e quindi restituendo alle famiglie parte dei guadagni incassati dalle banche facendo prestiti e mutui. Intanto in Borsa la correzione del governo ha ridato fiducia alle banche: Piazza Affari ha chiuso a + 1,3%, e gli istituti hanno recuperato 4 dei 9 miliardi persi il giorno prima.
C’è voluta tutta l’arte diplomatica di Antonio Patuelli, bagaglio della sua precedente esperienza di leader politico ai tempi del pentapartito, supportata dal ruolo istituzionale di un banchiere di sistema che nel pomeriggio-sera di due giorni fa, dalla barca ormeggiata in Toscana, ha corroborato i negoziati con Tesoro, Palazzo Chigi avendo come sponda Bankitalia, per smussare gli angoli insidiosi del provvedimento preso dal Cdm, per rastrellare qualche miliardo guadagnato dagli istituti grazie ai tassi alti di Bce scaricati sugli impieghi. Patuelli ha giocato la carta delle sue relazioni istituzionali di vecchia data con almeno tre uomini in prima linea del governo. E a giocare un ruolo nevralgico è stato il presidente di una delle prime cinque banche, in quota Lega e membro del vertice Abi.

La linea formale

Il punto di congiunzione che farà parte dell’informativa di stamane di Patuelli al Comitato di Presidenza Abi, in programma da remoto, dovrebbe essere uno dei corni del dilemma. Nel mirino c’è lo spread fra tassi attivi (praticati sugli impieghi) e quelli passivi (la remunerazione di conti e depositi) che formano il margine di interesse: nel 2021 era stato di 38 miliardi, nel 2022 di 45,5 miliardi e se il trend dovesse proseguire come nel primo semestre di quest’anno, il guadagno finale potrebbe attestarsi fra 60-70 miliardi. Al termine della riunione, quasi certamente non ci sarà comunicazione ufficiale perchè Patuelli, formalista, non si espone senza un decreto definitivo con relazione tecnica annessa.
Ci sono state molte telefonate tra i capi azienda alcuni dei quali difficili da contattare agevolmente: uno dei grandi amministratori delegati è al mare nelle acque delle Antille, qualcun altro è nella vicina Turchia con moglie e figlie, il presidente di un altro dei principali istituti è a Forte dei Marmi. Tanti colloqui, scambi di idee, vedute per arrivare ieri sera ad allinearsi su un innalzamento della remunerazione alla clientela che deposita i propri risparmi. 
Del resto Matteo Salvini, che è stato l’ariete del governo in questa battaglia sociale, è stato chiaro: «L’innalzamento dei tassi Bce ha portato a un innalzamento del costo del denaro per famiglie e imprese. Non c’è stato un altrettanto solerte, veloce e importante aumento per i consumatori che hanno depositi sui conti correnti». Ecco il nodo del problema.
Prendendo in esame i dati relativi al 2022, presi di mira dal governo per drenare liquidità agli istituti, la forbice dei tassi bancari tra il 2021 e il 2022 ha mostrato un aumento in punti base decisamente sproporzionato tra interessi attivi e passivi. 
Considerando i mutui delle famiglie, lo spread è stato pari a 194 punti, risultato del passaggio della media degli interessi dall’1,4 al 3,34%, mentre il differenziale sui prestiti alle imprese ha incassato addirittura 225 punti. 
Guardando invece ai depositi, lo spread è stato di appena 11 punti per le famiglie (da 0,39 a 0,50%) e di 26 punti per le imprese (da 0,04 a 0,30%).

Anche per i conti correnti l’andamento è stato in linea con quanto visto per i depositi. Nel 2019 i tassi passivi erano allo 0,04%, nel 2020 allo 0,03%, nel 2021 allo 0,02% e lo scorso anno allo 0,15%, con un differenziale tra 2021 e 2022 di appena 13 punti.

I 33 punti di stacco

Il comportamento delle banche, che ha portato il governo ad attivare l’ultima stangata fiscale è proseguito anche negli ultimi giorni. I dati parlano chiaro mettendo frecce nell’arco degli esponenti del governo di destra. Il tasso medio sui conti correnti a giugno scorso era dello 0,36%, solo 33 punti base in più rispetto al giugno 2022. Invece i tassi sui mutui praticati alle famiglie, anche le giovani coppie, sono passati in un anno dal 2,37% al 4,65%. con un differenziale di 228 punti. Per i prestiti alle imprese il differenziale è stato addirittura di 360 punti: il tasso medio è schizzato dall’1,44 al 5,04%. 

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