Asili nido, 30 mila nuovi posti in tutta Italia. E oltre la metà va al Sud

Arrivano 230 milioni per aiutare i Comuni a ridurre le liste d’attesa. La Campania è la regione con più fondi e tra le città spiccano Palermo e Catania

Asili nido, 30 mila nuovi posti in tutta Italia. E oltre la metà va al Sud
di Giacomo Andreoli
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Lunedì 15 Aprile 2024, 07:00

Quasi 30mila posti in più negli asili nido, di cui oltre la metà al Sud. Sono frutto dei nuovi 230 milioni inseriti nel Fondo di solidarietà comunale 2024, secondo un’elaborazione del Centro Studi enti locali, basata sui dati diffusi dal ministero dell'Interno. L'elaborazione evidenzia come il 65% delle risorse (oltre 150 milioni di euro) siano stati assegnati a 2.551 comuni del Mezzogiorno, a fronte dei 58,2 milioni destinati ai comuni settentrionali. Le città del Sud potranno così contare su 19.646 posti in più nei propri nidi. La regione che intercetta più fondi in assoluto è la Campania, che assorbe da sola quasi un quarto della somma complessiva, con Napoli a fare la parte del leone.

IL SOSTEGNO

Nonostante i comuni settentrionali coinvolti dal riparto siano di più (3.809 su 5.099), le risorse loro assegnate sono infatti nettamente inferiori, perché i posti aggiuntivi finanziati in ogni ente coinvolto sono mediamente di meno: 3 posti in più a comune del nord contro i 4,5 del centro e i 9 del sud.

Le nuove risorse sono state destinate a questo scopo da una norma introdotta dalla Legge di bilancio 2022.

A beneficiarne sono i comuni di 17 regioni italiane, tutte quelle a statuto ordinario più la Sicilia e la Sardegna. Complessivamente, nelle regioni del Nord saranno creati 7.592 nuovi posti, circa il triplo di quelli in arrivo nei 970 comuni beneficiari del centro Italia, cui sono andati 16,2 milioni di euro per aggiungere 2.756 nuovi utenti. La Campania, destinataria della maggior fetta di risorse, ha assorbito quest'anno, da sola, quasi un quarto della somma complessiva, 52,7 milioni, e oltre un terzo delle spettanze del Mezzogiorno.

La fetta più importante di questi fondi è andata al capoluogo di regione, Napoli, che - con circa 7,3 milioni - è l'amministrazione comunale che ha avuto i trasferimenti più cospicui. Con queste risorse il comune dovrà creare 954 posti aggiuntivi nei propri nidi. Se questo non avvenisse, scatterebbe la revoca dei trasferimenti.

Seguono, per entità delle somme assegnate, Palermo e Catania, rispettivamente con 7,3 e 4,2 milioni per 855 e 553 posti in più. «Grazie a questa iniezione di liquidità, che fa seguito ai 120 milioni del 2022 e 175 milioni del 2023 - spiega il Centro studi - si accorceranno ancora un po’ le distanze dal vero obiettivo da raggiungere, fissato a livello comunitario: avere nei nidi posti sufficienti per accogliere almeno un bambino su tre che rientri nella fascia di età zero-due anni». In questa direzione rema anche il Pnrr, che ha dedicato al potenziamento degli asili nido 2,4 miliardi di euro, che si sommano a queste risorse del Fondo per le quali sono stati previsti graduali incrementi di anno in anno: 300 milioni nel 2025, 450 nel 2026 e 1,1 miliardi annui a partire dal 2027.

«Solo a partire da allora - si legge nell’elaborazione del Centro studi -, complice anche l'auspicata attuazione di questa misura del Piano di Resilienza, dovrebbe essere centrato l'obiettivo della soglia dei posti disponibili per il 33% dei bambini in età da nido. Al momento del varo del Pnrr la percentuale media - con forti divari territoriali - era del 25,5%, ben 9,6 percentuali al di sotto della media europea».

Queste risorse, quindi, come sottolineato dal Centro studi, rischiano di non essere sufficienti a coprire le forti carenze di asili nido in Italia. A novembre l’Istat aveva certificato che nell'anno educativo 2021/2022 il 63% dei nidi pubblici e il 40,7% dei privati non avevano accolto tutte le domande pervenute.

IL CONFRONTO

Soprattutto al Sud è stata più avvertita la pressione sui servizi da parte delle famiglie e le barriere all'accesso hanno lasciato bambini in lista d'attesa in oltre due terzi delle unità di offerta pubbliche e in quasi la metà di quelle private. Lo certifica l'Istat. Dunque è del 49,1% la quota di nidi con bimbi in lista d'attesa.

Sempre secondo lo studio sono meno del 30% i bimbi che frequentano nidi in Italia, in Francia e Spagna sopra il 50%, mentre in Olanda e Danimarca il 70%. E la frequenza di un servizio educativo per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea. Non solo, sempre secondo l’Istat, negli ultimi anni starebbero peggiorando i servizi integrativi (nidi in contesto domiciliare, spazi gioco, centri per bambini e genitori).

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