Lo Stato punta sul Lotto e la posta è un miliardo. Ma c'è rebus dell'aggio

La concessione scade nel 2025 e il Tesoro è pronto per la nuova gara ma il governo deve scegliere tra ricevere molto subito o incassi spalmati

Lo Stato punta sul Lotto e la posta è un miliardo. Ma c'è rebus dell'aggio
di Andrea Bassi
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 06:00

È comparsa come una meteora.

Per qualche giorno ha acceso il dibattito sulla manovra ed è persino sembrata la panacea per qualche difficoltà di troppo del governo a far quadrare i conti. Poi è sparita dai radar. La domanda insomma è legittima. Che fine ha fatto la gara per l'assegnazione della concessione del gioco del Lotto ? Un affare da 8 miliardi di raccolta l'anno con l'assegnazione del quale il governo si proponeva di incassare immediatamente almeno un miliardo di euro. Al Tesoro tutto era pronto. La macchina della gara aveva già acceso i motori. Poi però, a rimandarla ai box sarebbero stati i dubbi di natura “politica” espressi da Palazzo Chigi. Fare cassa con i giochi per finanziare le misure della prima vera manovra firmata da Giorgia Meloni sarebbe stato un messaggio che avrebbe prestato il fianco alle polemiche. Meglio, insomma, rimandare.

IL NODO

Ma in realtà a consigliare di prendere tempo sarebbe stata anche la mancanza di un accordo all'interno del governo stesso sui meccanismi della gara. Il rebus da sciogliere è abbastanza semplice: incassare tanto subito, oppure avere un ritorno maggiore dalla concessione negli anni. Tutto ruota intorno all'aggio da riconoscere al concessionario. Oggi IGT, la società partecipata dal gruppo De Agostini, che gestisce il gioco del Lotto, trattiene per sé il 6 per cento della raccolta. Nel 2016 aveva ottenuto il rinnovo per nove anni della concessione (che scadrà il 30 novembre del 2025), pagando un “upfront”, ossia una somma una tantum allo Stato di 770 milioni a fronte di una base d'asta di 700 milioni. La replica della gara del 2016 questa volta, partirebbe da una base più alta, tra gli 850 ei 900 milioni di euro, in virtù del fatto che la raccolta del gioco del Lotto negli anni è salita. Più si raccoglie, più il concessionario e lo Stato incassano, più dunque è giusto pagare. Con questi criteri, insomma, c'era l'idea di poter arrivare a ottenere fino a un miliardo di euro con l'assegnazione della concessione. Nelle settimane della manovra, tuttavia, Sisal , la società che gestisce il Supernalotto , ha inviato una lettera al Tesoro, a Palazzo Chigi  e all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli , per candidarsi alla gestione del Lotto.

La società controllata dal gruppo internazionale dei giochi Flutter Entertainment, negli anni scorsi si è riaggiudicata la gestione del Superenalotto, altro gioco molto noto al pubblico, pagando un “upfront” allo Stato di 222 milioni e accontentandosi di un giorno solo dello 0,5 per cento. Nella missiva inviata al governo sostenendo che con la gara pubblica per l'assegnazione del Lotto, potrebbero essere «migliorate» le disposizioni finanziarie della concessione «prevedendo condizioni di maggior favore per le entrate erariali». Come dire, anche nel Lotto l'aggio del 6 per cento non può essere un tabù. E inoltre c'è la richiesta di procedere rapidamente, prima della fine dell'anno, a indire la gara, in modo che possa poi esserci un passaggio “ordinato” delle consegne dal vecchio al nuovo concessionario, procedimento che richiederebbe almeno un anno di tempo . La domanda, con la quale si sono confrontati i tecnici del Tesoro, è: cosa succede all'upfront se si abbassa l'aggio?

I MODELLI MATEMATICI

Nelle gare internazionali vengono utilizzati alcuni modelli matematici in uso anche al Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia . In base a questi modelli se si riduce l'aggio, ovviamente, va ridotto anche l'incasso immediato per lo Stato. Se l'aggio è più basso scende il valore della concessione. Il problema è che il calo dell'upfront è molto più rapido di quello dell'aggio. Se si abbassasse di un punto l'aggio, dal 6 per cento al 5 per cento, l'incasso per lo Stato calerebbe da 850-900 milioni a un range che oscillerebbe tra 470 e 600 milioni. Se l'aggio scendesse al 4 per cento l'incasso massimo non supererebbe i 300 milioni. Al 3 per cento l'incasso per lo Stato diventerebbe negativo. Ossia bisognerebbe mettere in conto una perdita per gestire il gioco. Ovviamente si potrebbe controbattere che, trattandosi di una gara, un concessionario potrebbe offrire quello che vuole sia come aggio che come upfront, infischiandosene dei modelli matematici. Ma questo spingerebbe a partecipare probabilmente anche società poco solide con il rischio di fallimento della concessione. Ciò non significa che lo Stato non possa abbassare l'aggio. Anzi. Lo può fare e attirare più pretendenti alla gestione del gioco. Quello che non sarà possibile fare è probabilmente una gara con un aggio basso e un upfront elevator. Ossia la classica botte piena e moglie ubriaca. Più delle difficoltà politiche è, probabilmente, questo dilemma che ha portato allo slittamento della gara del Lotto. Ma rimandare l'assegnazione della nuova concessione non farebbe incassare soldi allo Stato e permetterebbe comunque all'attuale concessionario di incassare il ricco aggio. Il rebus insomma andrà sciolto.

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