Il gruppo San Donato compie il quarto balzo e punta su Iraq, Egitto ed Emirati Arabi

Il gruppo della famiglia Rotelli si internazionalizza ed esporta un nuovo concept di smart clinic

Il gruppo San Donato compie il quarto balzo e punta su Iraq, Egitto ed Emirati Arabi
di Rosario Dimito
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 7 Giugno 2023, 10:30 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 07:52

L'estero è la nuova frontiera. Con questa mission il Gruppo San Donato (GSD) avvia la quarta stagione della sua storia, che merita di essere sintetizzata quale esempio di avventura imprenditoriale nel segno del capitalismo familiare.

I primi passi risalgono al 1957 quando il chirurgo Luigi Rotelli, assieme ad alcuni colleghi, fondò l’istituto di cura Città di Pavia, seguito a ridosso degli anni ‘70, dal San Donato di Milano. Raccolta l’eredità nel 1980, il figlio Giuseppe ha poi profondamente trasformato il San Donato, attraverso crescita organica e acquisizioni, in uno dei maggiori gruppi sanitari privati italiani, al pari della GHC, quotato in Borsa che oltretutto, a differenza di GSD, è più in equilibrio finanziario. Forte di un legame con l’allora presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli e volendo diversificare, Rotelli tentò anche (era il 2006) la via della finanza-editoriale facendo acquistare alla sua Pandette il 5% circa di Rcs-Corsera ceduto dalla Bpi (ex Popolare Lodi) del dopo-Fiorani, arrotondato negli anni successivi fino al 16,55% ed entrando anche in cda. La sua scomparsa nel 2013 a 68 anni segnò la fine dell’avventura Rcs-Corsera. La guida del gruppo fu assunta dal figlio Paolo, divenuto presidente nel 2015, affiancato dalla mamma (Gilda Maria Cristina Gastaldi) e dai fratelli Marco e Giulia. Gli eredi si ritrovarono un gruppo con 19 ospedali, ai vertici della sanità grazie soprattutto all’acquisizione avvenuta a gennaio 2012 del San Raffaele di Milano per 405 milioni in una sfida con lo Ior in cordata con l’imprenditore Vittorio Malacalza.

LA SFAMILIARIZZAZIONE

Significativo il passaggio, nel 2019, alla “sfamiliarizzazione” del gruppo: alla presidenza arrivò Angelino Alfano, ex Guardasigilli, e nei vari consigli sono entrati l’ex magistrato Augusta Iannini, l’ex governatore della Lombardia Roberto Maroni, il banchiere di Rothschild Alessandro Daffina. A questa nuova fase ha contribuito l’arrivo nel gruppo di Kamel Ghribi, manager tunisino con ampie relazioni, vicepresidente assieme a Paolo Rotelli. Con le dimensioni del gruppo ulteriormente dilatate, a fine 2022 è stato concepito un riassetto mediante la scissione di 11 case di cura, tra cui la Madonnina e il Galeazzi a Milano per un valore di 180 milioni a fianco di 330 milioni di debiti, a favore della Velca spa, la holding di controllo del GSD, interamente posseduta dalla Papiniano, finanziaria di famiglia. E qui siamo all’avventura estera. Il gruppo cui oggi fanno capo 56 strutture sanitarie e centri di ricerca (San Raffaele), avendo alle spalle Intesa Sanpaolo, storica banca di relazione, ha deciso di imboccare la strada dell’espansione internazionale con progetti di scambio, soluzioni di gestione e di training in diversi Paesi del Medio-Oriente che verranno attivati tramite il piano 2023-24. Il 24 maggio attraverso GKSD Investment Holding, leader mondiale dei progetti, controllata dal GSD (50%) e Kamel Ghribi (50%), grazie al supporto di Sace, in Iraq ha firmato un accordo per quattro termovalorizzatori e la progettazione di otto ospedali fra Baghdad e Bassora. La commessa vale 4 miliardi di dollari. In questa commessa non rientrano altre iniziative in Iraq dove su mandato del governo, il gruppo Rotelli dovrà gestire un ospedale a Najaf.

E c’è un accordo per l’investimento nella realizzazione di due smart clinic, una a Bassora e una a Baghdad. Le smart clinic rappresentano il rivoluzionario concetto di poliambulatorio, un concept che varca i confini dell’ospedale, mettendo però a disposizione del territorio, l’expertise, la tecnologia, gli specialisti, del network GSD. In Italia le smart clinic sono 11, tutte in Lombardia e sono all’interno di centri commerciali.

I NUMERI SENSIBILI

Oltre all’Iraq, la strategia estera punta su Egitto ed Emirati Arabi, i due Paesi nel mirino per la costruzione di smart clinic. La progettazione per l’estero prevede che ogni smart clinic abbia un building interamente dedicato (non saranno all’interno dei centri commerciali), che si può sviluppare su due, massimo tre piani, completi di sale d’aspetto, accettazione, ambulatori per visite specialistiche e diagnostica, palestra. L’impegno per ciascun poliambulatorio specializzato si aggira sui 10 milioni. In Egitto il gruppo lombardo ha avuto un incarico dal governo egiziano per la gestione dell’ospedale pubblico Sheikh Zayed Hospital al Cairo. Inoltre sempre con il governo ha stipulato un accordo in corso di attuazione per investire nella costruzione di una smart clinic, sempre al Cairo, e una nella new capital. Infine negli Emirati, GSD ha un accordo per la realizzazione di una smart clinic ad Abu Dhabi. Con l’espansione nei tre Paesi arabi, il gruppo diversifica la rete operativa che comprende 7.723 medici e gestisce 4,7 milioni di malati l’anno. Nell’ultimo bilancio consolidato, i ricavi si attestano a 1.750 milioni mentre il debito lordo secondo la Centrale rischi Bankitalia aggiornata ad aprile si attesta a 965 milioni, ma a fronte di una cassa di oltre 300 milioni: considerando un ebitda di 160 milioni, il rapporto posizione finanziaria netta/ebitda è di 4,1 volte. Un valore, considerata anche la forte espansione del gruppo, che non crea ansie particolari.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA