L'Italia conferma il sesto posto al mondo tra gli esportatori di sistemi di difesa, ma la sua quota di mercato globale in un anno è cresciuta dal 3,1 al 3,8%, registrando nel quadriennio 2018/2022 un incremento sul precedente periodo 2013/2017 del 44 per cento, il più alto nella Top ten del settore dopo l’exploit della Corea del Sud (+74 per cento).
I migliori clienti del nostro Paese sono Qatar, Egitto e Turchia, che garantiscono all’Italia poco meno del 60% delle vendite. Veicoli blindati, aerei da combattimento, navi da guerra e sistemi missilistici terra-aria i prodotti più tecnologicamente avanzati e più richiesti dell’industria tricolore che premiano aziende come Leonardo, Fincantieri, Iveco Defence Vehicles, Mbda, Elettronica. Sul fronte dell’import il nostro Paese, però, si è mosso in controtendenza dimostrando eccellenza nelle produzioni e lungimiranza negli investimenti. In un anno, nella classifica globale degli importatori Roma è calata dalla 22° alla 28° posizione e la sua quota sul mercato globale delle importazioni dall’1,2 allo 0,8 per cento.
LO SCENARIO
A registrarlo è l’indagine annuale del Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), il più autorevole think tank internazionale sull’industria e le politiche della difesa, dalla quale si rivela, e non poteva essere diversamente, che quest’anno la guerra in Ucraina ha modificato profondamente gli equilibri del comparto.
GLI EFFETTI DELLE SANZIONI
Inevitabile, e qui la cronaca fornisce ogni spiegazione, la crescita dell’Ucraina che in un solo anno ha importato più armamenti che dall’anno dell’indipendenza, il 1991, diventando il primo importatore a livello globale nel periodo 2018/2022. Russia e Cina, perdendo rispettivamente il 31 e il 23% delle loro esportazioni, hanno subito in maniera notevole gli effetti delle sanzioni. Anche i tradizionali alleati di Washington hanno pagato, però, uno scotto tutt’altro che indifferente alla crescente tensione. Germania e Regno Unito hanno perso più di un terzo (il 35%) della loro fetta di mercato mondiale. Anche Olanda (-39%), Israele (-15%) e Spagna (-4,4%) non se la sono cavata bene.
IL RIBALTAMENTO
Non solo. Il ruolo commerciale europeo si è addirittura ribaltato. Il Vecchio Continente tra il 2017 e il 2022 ha visto crescere le proprie importazioni di armamenti, perlopiù dagli Usa, di un eclatante 47%. Rimarchevole il cambiamento di ruolo del Regno Unito, divenuto addirittura il 13° importatore di armamenti al mondo. Tutti i Paesi europei hanno comprato in stragrande maggioranza prodotti Usa. Un dato che impressiona e, secondo alcuni analisti contattati da MoltoEconomia, allontana l’avvio effettivo dell’auspicata politica industriale di difesa europea.