Confindustria: «Recessione finita, da petrolio, cambi e Quantitative easing spinta al pil del 2,1%»

Confindustria: «Recessione finita, da petrolio, cambi e Quantitative easing spinta al pil del 2,1%»
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Mercoledì 28 Gennaio 2015, 17:15 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 18:06
Il 2015 potrà essere l'anno della svolta per l'economia italiana, che dovrebbe lasciarsi alle spalle la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008. A sostenerlo il Centro Studi Confindustria (Csc) nella “Congiuntura Flash”.



E' il quadro internazionale a spingere l'economia italiana, con il 2015 che farà da «spartiacque» tra la fine della recessione e il ritorno al segno più per il pil e l'occupazione oltre le attese. A delineare il quadro positivo è l'ultima analisi mensile del Centro studi di Confindustria: il crollo del prezzo del petrolio, l'europiù debole ed il calo dei tassi a lungo termine legato alle misure di Quantitative easing varate la scorsa settimana dalla Bce, insieme al «più vivace» commercio mondiale, «tendono ad alzare il Pil del 2,1% quest'anno e di un altro 2,5% il prossimo». Il Csc indica la combinazione di questi fattori esterni come «una vera manna dal cielo», che darà impulso «sostanzioso» alla crescita del Paese.



Per l'economia italiana, comunque, il 2015 si sta «sempre più annunciando come l'anno spartiacque, perchè - sottolinea il Csc - termina la lunga e profonda recessione iniziata nel 2008 e tornano le

variazioni positive per Pil e occupazione. Che probabilmente - aggiunge - si riveleranno molto superiori alle previsioni correnti, anche più recenti», in linea quindi con quanto già annunciato ieri da Bankitalia. E a dare un contributo all'incremento del Pil saranno, appunto, fattori esterni quali petrolio, cambi, tassi e commercio mondiale: sommando i loro effetti, «stimati dal Csc sulla base di ipotesi prudenti», si arriva «ad una spinta per l'Italia pari al 2,1% del Pil nel 2015 e ad un aggiuntivo 2,5% nel 2016». Ma ad incidere positivamente saranno pure le politiche «più orientate alla crescita», che «daranno maggiore sostegno» all'occupazione e agli investimenti, «grazie anche alla flessibilità conquistata a Bruxelles». E fattori interni come l'Expo che «darà un apporto non marginale».



In arrivo, per il Centro studi di Confindustria, anche «un rimbalzo» dell'occupazione «nei primi mesi del 2015», con il concretizzarsi delle novità del Jobs act (il contratto a tutele crescenti è all'esame delle commissioni Lavoro di Senato e Camera per il parere e poi l'ok definitivo del Cdm) e gli sgravi triennali introdotti dalla legge di stabilità: perché - sostiene il Csc - le imprese potrebbero aver «rinviato le assunzioni al 2015, in vista dei cambiamenti normativi in atto e dei benefici contributivi».



Si dice «convinto» che il 2015 «sia l'anno della svolta» il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «L'insieme della ripresa e della riforma del lavoro dovrebbe produrre una crescita degli occupati a cominciare dal secondo trimestre di quest'anno».



A commentare i dati del Csc, tra gli altri, il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei: «È la prova che la combinazione delle riforme italiane e del cambiamento della politica europea, a partire da quella monetaria, può produrre una ripartenza vera dell'economia dopo la più lunga recessione della storia repubblicana».



Mentre dal fronte sindacale, il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, commenta rilevando che se la ripresa sarà in questi termini, ci sarà anche «un incremento dei profitti per le imprese» e «allora il 2015 sarà l'anno della contrattazione»: gli imprenditori, avverte, «si preparino a rispondere positivamente alle nostre rivendicazioni sia sul fronte dei rinnovi contrattuali sia su quello delle vertenze per il ripristino delle tutele perdute».
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