Georg Ohm: il matematico elettrico autodidatta ambizioso

Per primo ha misurato la resistenza in un circuito stabilendo che dipende dal materiale di cui è fatta

Georg Ohm: il matematico elettrico autodidatta ambizioso
di Marco Barbieri
4 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Ottobre 2023, 12:42

In un periodo in cui va sempre più di moda la parola – e il concetto – “resilienza”, l’idea della resistenza – resistenza elettrica, beninteso – finisce per essere obsoleta? Può essere un problema per chi l’ha sperimentata, come lei, Georg Ohm.

«La resistenza è inutile».

Lapidario. E imprevedibile. In che senso la resistenza è inutile?

«La corrente elettrica è di uguale intensità in tutte le parti del circuito. La resistenza ha un ruolo solo passivo, frenante. Una nuova grandezza fisica, da misurare. Ma un inutile impedimento concettuale».

Se parla così rischia di dare ragione a quelli che la considerarono troppo matematico per essere un fisico e troppo sperimentatore per essere un matematico.

«Forse avevano ragione, ma io ero convinto delle mie qualità e dei miei meriti. Ho inseguito la cattedra universitaria di fisica per tutta la vita, l’ho ottenuta a Monaco di Baviera solo due anni prima di morire, nel 1852».

Eppure, per tutta la vita ha fatto l’insegnante in scuole mediocri.

«E allora? Mio padre era un fabbro, ma fu il primo vero maestro di matematica e fisica per me e mio fratello Martin. Era un autodidatta geniale. E per questa sua qualità, insieme a quella della sua propensione a insegnare a noi di casa, la nostra famiglia fu paragonata alla famiglia Bernoulli. Nel loro caso un padre commerciante diede vita a una schiatta di una dozzina di matematici e fisici di assoluto rilievo. Noi, più modestamente siamo stati due fratelli di qualità non comuni: mio fratello Martin matematico, io fisico capace di dettare una delle leggi fondamentali. Per gli studenti di elettronica, la legge di Ohm (V = IxR) è di importanza fondamentale quanto lo è l’equazione della relatività di Einstein (E = mc²) per i fisici».

Non pecca un po’ di immodestia a paragonarsi ad Albert Einstein? La sua legge (le leggi di Ohm in realtà sono due) non è una legge fondamentale della natura, ma una relazione empirica applicabile solo a certi materiali e certi dispositivi, e soltanto limitatamente ad alcune condizioni.

«La mia legge costituisce una fondamentale generalizzazione di formule più complesse. È applicabile a un grandissimo numero di materiali, soprattutto i metalli.

Ed è ancora di assoluta utilità. E non mi pare che al mio pur illustre collega del secolo scorso sia stata attribuita la titolarità di una unità di misura».

D’accordo, l’ohm (simbolo Ω) è l’unità di misura della resistenza elettrica nel Sistema Internazionale.

«E ci dice niente? La lettera omega simbolo della mia unità di misura. Alfa, omega… La fine di tutte le cose, la perennità. Anche la bellezza».

Suo padre le contestò questa sua tendenza alla distrazione estetica. Quando con grande sacrificio la iscrisse all’Università di Erlangen, per trasformare l’autodidatta in accademico, si ritrovò tutt’altro che uno studente modello. Più monello.

«Non esageriamo. È vero, preferivo ballare, pattinare e giocare al biliardo. Un gioco bellissimo, il biliardo, che molto ha a che fare con la fisica. Sul tappeto verde l’attrito si riduce di molto, le biglie corrono come punti nello spazio, disegnando linee e angoli sulle sponde che sono un riassunto di tutta la geometria euclidea».

Insomma, alla fine come suo padre ha preferito la strada dell’autodidatta.

«Ho letto Eulero e Laplace per farmi una solida conoscenza della matematica. Nel frattempo, molti esperimenti di fisica. E un libro fondamentale: “Il circuito galvanico indagato matematicamente”. Ma lo accolsero con freddezza. Mi ci vollero altri 25 anni per farmi riconoscere il diritto alla cattedra di Fisica».

Si è incupito?

«Lo scopo del mio lavoro è stato di dedurre rigorosamente da pochi principi, ottenuti principalmente per esperimento, la logica di quei fenomeni elettrici che sono prodotti dal contatto reciproco di due o più corpi e che sono stati chiamati galvanici».

Temo che sia troppo complesso da capire per me… Ci vorrebbe una meditazione. Posso darle un consiglio, approfittando del suo nome, così celebrato?

«Dica».

Ohmmmm…

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA