Def, torna in pista il taglio delle 32 mila centrali d'acquisto

Def, torna in pista il taglio delle 32 mila centrali d'acquisto
di Andrea Bassi
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Martedì 7 Aprile 2015, 06:14 - Ultimo aggiornamento: 21:03
Il governo ci riprova. Il Def, il documento di economia e finanza, per risparmiare sugli acquisti di beni e servizi della Pubblica amministrazione, punta di nuovo sulla riduzione da 32 mila a sole 35 centrali d'acquisto. Il tema non è nuovo. Anzi. La proposta l'aveva fatta per primo un anno fa l'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli. Nei suoi documenti aveva spiegato che la Consip, la società del Tesoro per la razionalizzazione della spesa pubblica, riesce a risparmiare mediamente il 24% sui suoi acquisti rispetto a quelli fatti autonomamente dalle amministrazioni dello Stato.



Il problema, aveva sottolineato, è che la Consip presidia ancora poca spesa pubblica: solo 36 miliardi dei 131 di spesa per beni e servizi. Dalla sua analisi era scaturita la proposta di tagliare drasticamente i centri d'acquisto dagli attuali 32 mila a non più di 35: oltre alla Consip, sarebbero stati ammessi solo le centrali regionali, quelle delle città metropolitane e delle unioni di comuni. Il taglio delle centrali d'acquisto era stato inserito dal governo Renzi per la prima volta nel decreto Sblocca Italia, con la previsione che la sforbiciata sarebbe scattata già nel 2014.



Ma già alla fine del percorso parlamentare del provvedimento, dei provvidenziali emendamenti sponsorizzati dall'Anci, l'associazione dei Comuni, avevano spostato la scadenza al primo gennaio di quest'anno. Poi è arrivato il «milleproroghe», un decreto che porta questo nome proprio perché serve a procrastinare nel tempo scadenze spesso attese da anni e anni. Con il milleproroghe il taglio delle centrali d'acquisto ha subito un ulteriore slittamento, fino a settembre di quest'anno. Significa che, almeno per quest'anno, questa misura che secondo i calcoli di Cottarelli avrebbe consentito nel 2016 di risparmiare fino a 7,2 miliardi di euro, non consentirà nessuna economia.



LE ALTRE MISURE

Nel Def il tema dei tagli alla spesa, come detto, risulta centrale. Oltre al nuovo tentativo di tagliare le centrali d'acquisto, il governo ha deciso di mettere sotto la lente gli acquisti delle amministrazioni centrali. Lo scorso anno nella manovra finanziaria, Matteo Renzi aveva imposto a tutti i suoi ministri una sorta di «self spending review», un'analisi dei bilanci attraverso la quale ogni ministro avrebbe dovuto garantire un taglio del budget di almeno il 3%. Quest'anno il documento di economia e finanza indica un'altra strada. La priorità viene indicata in «una revisione analitica e approfondita per circa 10 mila capitoli di spesa, verificandone l'utilità e l'efficienza». Questo significa che il governo potrebbe decidere di definanziare completamente alcuni capitoli, concentrando invece le risorse su altri che sono più coerenti con l'azione politica dell'esecutivo. E questa volta le decisioni non saranno lasciate completamente in mano ai ministri.