Continua il blocco delle consegne dei pacchi Sda. L'azienda: c'è merce deperibile, topi nei capannoni

Continua il blocco delle consegne dei pacchi Sda. L'azienda: c'è merce deperibile, topi nei capannoni
di Giusy Franzese
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Mercoledì 4 Ottobre 2017, 16:25 - Ultimo aggiornamento: 20:20
Sta diventando sempre più ingestibile la situazione nel sito di Milano della Sda,  nel quale da tre settimane è in corso uno sciopero dei sindacati di base. Stamane in una audizione al Senato, l'amministratore delegato della società che si occupa di consegne  espresse all'interno  del gruppo Poste, Paolo Rangoni, ha denunciato problemi di ordine sanitario preoccupanti a causa delle deperibilità delle merci stoccate e non consegnate, e «l'impunità dei sindacati» che impediscono ai dipendenti che non vogliono scioperare di lavorare.

Intanto, mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha assicurato che sta monitorando la situazione, il Codacons ha presentato un esposto alle Procure della Repubblica di Roma e Milano per interruzione di pubblico servizio.  Il braccio di ferro tra società e sindacati in ogni caso sta comportando anche gravi danni economici alla Sda che da circa un mese sta perdendo il 50% del fatturato e dei volumi. «Una situazione devastante» ha detto l'ad. 

 Rangoni, descrivendo la situazione sanitaria dei capannoni, ha parlato di cattivo odore» e di presenza di «ratti»: si «sta verificando» - ha detto - se ci sono le condizioni per lavorare o se è necessario chiedere uno «sgombero urgente». Il manager ha puntato il dito contro gli scioperanti: «il diritto al lavoro è negato» perché ci sono circa 200 lavoratori che vorrebbero lavorare ma non sono messi nella condizione di farlo. C'è «un diffuso senso di impunità» nei sindacati di base - ha aggiunto - «vengono commessi ogni giorno reati». 

A margine dell'audizione Rangoni ha poi spiegato che su 8.500 lavoratori complessivi solo 1.500 sono dipendenti diretti Sda mentre 4.500 sono corrieri e 2.500 sono facchini che lavorano negli hub sul territorio nazionale dipendenti da fornitori. Le persone che stanno scioperando sono circa 700 sui 2.500 facchini ma hanno di fatto bloccato gran parte del'attività. «Ora 600 vorrebbero rientrare al lavoro - ha detto - ma non ci sono più i volumi e dobbiamo fare turnazioni». Sono stati bloccati circa 70.000 pacchi con problemi anche di «immagine». «I destinatari dei pacchi vedono che il servizio non è positivo e questo ha conseguenze di lungo termine».

Per limitare i danni entra in campo direttamente Poste. Le nuove consegne di pacchi che riguardano Milano e l'area limitrofa già da qualche giorno vengono dirottate sugli uffici postali. 

La replica dei sindacati è netta: allo sciopero dei lavoratori si sta affiancando una «serrata da parte dell'Azienda, che gira le lavorazioni ai concorrenti, pagando la differenza tariffaria, con lo scopo di mandare tutto a gambe per aria e poi agevolare un passaggio di mano di Sda ad Amazon» dice Roberto Luzzi, esponente del Si Cobas il sindacato di base che ha proclamato la protesta a oltranza a causa della « volontà dell'azienda di non firmare l'accordo per i dipendenti della cooperativa Ucsa, subentrata a Cpl nelle lavorazioni». Una decisione «incomprensibile», a suo dire, «nonostante la bozza di accordo approvata dai dirigenti locali di Sda nel corso di un incontro in Prefettura a Milano, sconfessata poi dai vertici aziendali nazionali». Un accordo che sbloccherebbe la situazione, con il ritiro dello sciopero da parte del Si Cobas. Secondo Luzzi «l'obiettivo di Sda è fallire, ripulendo l'azienda dai lavoratori iscritti ai sindacati, per consegnarsi poi nelle mani di Amazon».

Sulla vicenda si è espresso anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, durante un question time: «Ad oggi non risulta essere stata avviata alcuna procedura di licenziamento collettivo da parte di Sda, posso comunque assicurare che il ministero continuerà a monitorare la vicenda nei suoi futuri sviluppi, anche nella eventuale prospettiva di esaminare le principali criticità e nell'ottica della salvaguardi dei livelli occupazionali».
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