Pensioni, ecco chi può anticipare: il prestito in tre versioni diverse

Pensioni, ecco chi può anticipare: il prestito in tre versioni diverse
di Luca Cifoni
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Martedì 13 Settembre 2016, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 00:04

Un prestito pensionistico in tre versioni diverse, Ape volontaria, Ape social e Ape per le ristrutturazioni aziendali. E altre misure sia per i pensionandi, sia per chi ha già lasciato il lavoro, il cui costo oscilla tra i 2 e i 3 miliardi. L'intesa tra governo e sindacati è vicina, ma non è detto che sia sancita definitivamente mercoledì 21, quando dovrebbe riunirsi il cosiddetto tavolo politico, con i rappresentanti dell'esecutivo e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Potrebbe servire qualche giorno in più sia per verificare le risorse disponibili sia per mettere a punto gli ultimi dettagli. «Stiamo lavorando, gli approfondimenti sono sempre molto utili» ha sintetizzato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. In ogni caso l'orizzonte è quello della fine del mese, quando il governo renderà definitive con la nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza) le proprie stime su crescita e conti pubblici.

Dunque l'Ape dovrebbe scattare dal prossimo primo gennaio, coinvolgendo i lavoratori ai quali mancano fino a tre anni e sette mesi al requisito della pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi). Di fatto si tratta di coloro che avranno 63 anni o più, dunque i nati tra il 1951 e il 1954, anche se per chi è a pochissimi mesi dal traguardo l'opzione potrebbe non essere conveniente. La platea potenziale è di circa 350 mila persone: va considerato che una parte dei nati nel 1951 e 1952 - se sono vicini ai 40 anni di contributi - ricadono nelle cosiddette disposizioni eccezionali della riforma Fornero e dunque potrebbero preferire l'uscita definitiva a 64 anni e 7 mesi. La formula dell'Ape è sperimentale per due anni. «La sperimentazione servirà per verificare come funziona ed eventualmente intervenire» ha spiegato il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli.

RESTA LA LEGGE FORNERO
Come più volte ribadito, non si tratterà di una marcia indietro rispetto ai requisiti richiesti dalle regole attuali, che restano in vigore. Chi però non li ha ancora raggiunti potrà scegliere se lasciare il lavoro anticipatamente e ricevendo sotto forma di prestito un trattamento provvisorio, che poi dovrà essere restituito in 20 anni dal momento in cui i requisiti vengono effettivamente maturati. Al capitale così accumulato dovrà poi essere aggiunto il costo di una polizza assicurativa, destinata a mettere al riparo gli eredi (e gli eventuali titolari di pensione di reversibilità) nel caso in cui il pensionato muoia prima della scadenza. Risultato, una rata che per ciascun anno di anticipo vale dal 5 al 7 per cento della pensione definitiva attesa - a seconda della percentuale di importo percepita prima del tempo - e quindi una possibile decurtazione fino al 25 per cento nel caso si opti per l'uscita a 63 anni. Non tutti però dovranno pagare e quindi accettare di vedere ridotto l'assegno pensionistico. Qui scatta infatti la tripartizione dell'Ape. Nel caso della versione social, l'onere sarà a carico dello Stato per chi matura una pensione lorda fino a 1.500 euro al mese (circa 1.200 netti, i sindacati cercheranno fino all'ultimo di far salire questa soglia).

Il beneficio riguarda disoccupati che hanno esaurito gli ammortizzatori, disabili, persone che assistono un parente stretto disabile, e coloro che sono impegnati in mansioni pesanti, con categorie come quella degli edili che si aggiungerebbero ai veri e propri lavori usuranti; ai livelli di reddito superiori il bonus fiscale ridurrebbe la decurtazione senza cancellarla. Nel caso di crisi aziendale con necessità di ristrutturazione la rata potrebbe essere a carico dell'azienda al posto delle normali forme di scivolo e dopo eventuali accordi - anche in sede contrattuale - potrebbero subentrare in parte gli enti bilaterali. Solo chi senza ricadere nelle casistiche precedenti preferirà comunque uscire anticipatamente per una propria scelta di vita dovrà accettare una pensione ridotta dalla rata. Quanto alla percentuale di anticipo dell'importo, dovrebbe essere fissata al 95 per cento del trattamento definitivo, salvo la possibilità per il lavoratore di scegliere una quota più bassa nel caso abbia a disposizione, sempre in forma anticipata, una rendita pensionistica integrativa (in sigla Rita). Tutti gli adempimenti con banche e assicurazioni saranno svolti per conto del pensionato dall'Inps.

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